Il papa a Lampedusa, Orlando: “Gesto d’amore che censura gli egoismi“
Papa a Lampedusa. Saluta immigrati
PALERMO – “La presenza di Papa Francesco a Lampedusa è un gesto fortissimo di civiltà e amore che censura gli egoismi di una Europa vittima della idolatria del denaro ed evidenzia l'inadeguatezza della normativa italiana e comunitaria sulla mobilità dei cittadini”.
Lo ha detto il sindaco Leoluca Orlando questa mattina nell’aula consiliare di Palazzo delle Aquile, in occasione dell’incontro su "Palermo e la Sicilia ponti fra le culture" che l’amministrazione comunale ha organizzato in contemporanea con la visita del Santo Padre a Lampedusa.
Per il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, “il Mediterraneo è stato ridotto ad una barriera in-naturale, un vero e proprio cimitero di migranti, contro la sua storia e la storia dei popoli che su questo mare si affacciano”.
Il tema dell'incontro, partendo dagli spunti di riflessione offerti dalla visita del Papa a Lampedusa, è stato quello della vocazione naturale della Sicilia e della città di Palermo ad essere vissute idealmente come “ponte fra le culture del Mediterraneo”.
“L’iniziativa di oggi è un modo per metterci in sintonia con lo straordinario messaggio di amore e di civiltà dimostrato da Papa Francesco oggi a Lampedusa – continua il sindaco Orlando -. E’ ora di finirla di vivere gli egoismi di un Europa che vive di idolatria del dio denaro. Il messaggio del Papa ha uno straordinario valore per la vita civile di tutti e per Palermo che si candida a capitale europea della cultura non per i monumenti ma per il principio di accoglienza e di eguaglianza che la contraddistingue”.
“Dobbiamo liberarci da questa normativa nazionale ed europea che considera il permesso di soggiorno uno strumento di tortura dell’uomo sull’uomo – sottolinea il primo cittadino -. Quand’è che aboliremo il permesso di soggiorno? Quando smetteremo di pensare che esistono alcuni di noi, nati in Occidente. che hanno il diritto di decidere dove vivere e dove morire mentre esistono migliaia di esseri umani che non possono neanche scegliere dove sopravvivere cambiando il luogo di vita. Palermo è una città mediorientale di pace e di diritti. Dobbiamo liberarci una volta e per tutte della parola ‘migrazione’ per parlare di mobilitazione umana dei diritti. Il messaggio del Papa è rivolto a tutti i paesi europei che possono collaborare insieme per garantire il giusto status dei diritti”.
“Papa Francesco in coerenza con il nome scelto regala simbolicamente questa sua prima trasferta agli ultimi, ai più fragili che coltivano il sogno della speranza – dice il rettore dell’Università di Palermo Roberto Lagalla -. E’ un segno forte dell’attenzione sollecitata e richiamata verso i temi dell’integrazione, solidarietà e accoglienza in senso più autentico dei migranti. Siamo davanti ad un Papa che, senza filtri e diaframmi, comunica e accoglie la sofferenza dei più deboli nel quadro della piena valorizzazione e integrazione delle relazioni umane. La visita è evento ma non è solo coltivazione di una celebrazione ma è anche un evento carico di connotazioni di politiche del fare, del costruire insieme che ci deve spingere a guardare e andare avanti per una comune cultura euromediterranea”.
“Abbiamo approvato - ricorda il presidente del Consiglio comunale Salvatore Orlando – la delibera che istituisce la Consulta Comunale delle Culture per la partecipazione politica dei cittadini stranieri ed apolidi, un tassello importante per la candidatura di Palermo a Capitale della Cultura 2019, e l'incontro di oggi lo considero importante ed utile alla costruzione di una città che mostra sempre più segni di apertura al diverso e di promozione al dialogo tra le culture”.
All’incontro ha preso parte anche la docente universitaria di storia Giovanna Fiume che ha fatto un excursus storico sul compatrono di Palermo San Benedetto il Moro, figlio di uno schiavo. “Abbiamo una storia costellata da una mobilità sociale e culturale fortissima – afferma la docente a margine del suo intervento -. Tutto questo ci deve portare a non avere timore di perdere la nostra identità nel rimescolamento delle culture che da sempre ci ha caratterizzato. Contro la logica conservativa e povera dell’esclusivo rafforzamento dell’identità dobbiamo assumere oggi quella dell’identità delle relazioni facendo un passo avanti in una prospettiva di crescita interculturale aperta come cittadini del mondo”. (set)