Il piccolo Adan muore a Bolzano. Era in attesa di accoglienza
Foto di Federica Dalla Pria/Antenne Migranti
- BOLZANO - La morte di un bambino disabile iracheno forse si sarebbe potuta evitare se la famiglia fosse stata presa in carico subito dai servizi sociali ed il bambino fosse rimasto ancora in ospedale. Di questo sono convinti SOS Bozen, Asgi Alto Adige e Antenne Migranti, che hanno assistito la famiglia del piccolo.
"Non sappiamo se Adan sarebbe vivo oggi se paesi come Svezia e Italia avessero deciso di rispettare le convenzioni internazionali e le normative relative ai minori. Le responsabilità di questa tragica vicenda sono ancora tutte da accertare. Per il momento sappiamo che la famiglia è ancora sola e ha, purtroppo, un legame indissolubile con la città dove ha perso un figlio", scrivono in una nota SOS Bozen: Asgi Alto Adige e Antenne Migranti.
La vicenda. Venerdì 6 ottobre la famiglia aveva potuto formalizzare la propria richiesta di protezione internazionale, anticipando l'appuntamento in questura. Nel tragitto della famiglia verso la mensa Caritas, dopo aver lasciato la questura, Adan è caduto dalla sedia a rotelle a causa di una barriera architettonica dovuta ad un dislivello della strada. Subito dopo è stato ricoverato in ospedale in rianimazione e come si legge dal referto, aveva già in atto però un'infezione. "Sabato scorso Adan era stato portato dal reparto di rianimazione a quello di pediatria chirurgica - raccontano nella nota le associazioni -. Era semi-incosciente e ingessato ad entrambi gli arti inferiori, dall'inguine alle caviglie. Con l'aiuto degli altri figli, impiegati per l'occasione, 'come mediatori linguistici' in inglese, in assenza di questo servizio, il pediatra si era informato con la madre per la terapia e le medicine prescritte in Svezia. Nonostante la situazione post-operatoria sembrasse tranquilla, si era riscontrata un'infezione e quindi erano in atto le ricerche microbiologiche per scoprire il virus o batterio responsabile dell'infezione. Alle 21.00 la temperatura corporea di Adan era salita. Alle 2.00 di notte circa Adan è deceduto in seguito ad una grave crisi respiratoria e cardiaca".
La famiglia, composta dai genitori e 4 bambini (tra i quali lo stesso Adan, 13 anni, affetto da distrofia muscolare), era scappata da Kirkuk (città a circa 250 km da Baghdad) e arrivata in Svezia nel dicembre 2015. Dopo quasi due anni di attesa, nel febbraio 2017 aveva ricevuto il diniego alla richiesta di protezione. Dopo il rifiuto della Svezia, la famiglia ha deciso di lasciare quel paese, riuscendo poi ad arrivare a Bolzano il 1 ottobre, dopo un viaggio in treno.
La notte del primo ottobre tutta la famiglia ha dormito all'addiaccio sotto un ponte della città di Bolzano. Lo scorso 2 ottobre la famiglia dopo essersi recata presso il servizio consulenza profughi della Caritas, era andata poi presso il servizio di assistenza umanitaria dell'associazione Volontarius, che aveva accompagnato la famiglia in questura. "Il Servizio Integrazione Sociale ha sempre dato risposta negativa in merito ad una sua presa in carico - scrivono le associazioni -. La famiglia è stata successivamente portata in ospedale perché Adan riportava diversi problemi di respirazione e dolori diffusi su tutto il corpo. In quell'occasione l'intera famiglia aveva passato la notte dormendo in ricoveri di fortuna all'interno dell'edificio ospedaliero".
"Nel frattempo il servizio consulenza profughi aveva segnalato e sollecitato per iscritto e per via orale le istituzioni (servizi sociali: Servizio Integrazione Sociale, Commissariato del Governo, Provincia) - si legge ancora nella nota - sulla situazione della famiglia. Dalle stesse era pervenuta risposta che la famiglia, in ragione della circolare Critelli, non poteva ricevere accoglienza". Asgi ha già avuto modo di denunciare i profili di illegittimità della circolare Critelli.
La notte di martedì una parte della famiglia (il padre e i tre bambini) ha dormito in albergo, grazie all'attivazione dell'associazione SOS Bozen, che gli ha pagato la stanza. Adan aveva dormito, invece, in ospedale, in quanto ricoverato insieme alla madre. Mercoledi 4 ottobre il piccolo Adan era stato visitato da un pediatra il quale aveva assicurato la madre e la volontaria di SOS Bozen che non vi fossero in quel momento problemi cardiaci. Adan era stato quindi dimesso dall'ospedale. Secondo quanto rendono però noto le associazioni, "il pediatra avrebbe voluto tenere Adan ricoverato in ospedale anche i giorni seguenti, ma in seguito a una discussione con il primario è stata decisa la dimissione".
La famiglia allora ha passato tutta la giornata, come quelle successive e quelle precedenti, nel parco della stazione, priva di assistenza ed informazioni, se non quelle fornite dalle associazioni della società civile. Grazie all'impegno dell'associazione SOS Bozen e di altre realtà associative (Verdi, comunità islamica di Trento e Bolzano, Antenne Migranti, gruppo Antifa Bolzano) e alla solidarietà dei singoli è stata pagata per mercoledì sera un'altra notte in albergo per la famiglia. "La sera di giovedì 4 ottobre tutta la famiglia ha dovuto dormire sul pavimento di una chiesa evangelica, l'unica ad aver aperto le porte, vista l'assenza in albergo di camere libere nonché di camere accessibili con l'ascensore - continua il racconto delle associazioni -. Per il caso in questione sono state contattate tutte le strutture ecclesiali (chiese e conventi) presenti nel capoluogo e nelle località adiacenti, ma nessuna di queste si è resa disponibile per l'accoglienza temporanea di questa famiglia".
"Occorrerà accertare le responsabilità a livello clinico - dice Federica Dalla Pria di Antenne Migranti -. Sicuramente non sappiamo se il bambino è morto in seguito alla caduta, in seguito alle dimissioni dall'ospedale prima del dovuto oppure in seguito ad un’infezione che si è aggravata, magari dovuta al fatto che ha dormito in strada e in luoghi di fortuna. Certamente possiamo dire che un minore con una malattia grave e appartenente ad una famiglia con uno stato di evidente fragilità, richiedente asilo, avrebbe dovuto ricevere un trattamento e un’accoglienza giuridica e umanitaria molto diversa secondo quanto prevede la normativa nazionale ed europea. E' adesso auspicabile che la famiglia dopo questa tragedia possa avere almeno da parte dei servizi sociali un supporto psicologico".
Asgi chiede alla provincia di Bolzano, "che accoglie meno dell’1% del totale dei migranti accolti a livello nazionale, che proceda al ritiro immediato della circolare Critelli e provveda a fornire adeguata accoglienza alla famiglia di Adan, garantendo nel contempo l’accertamento dei fatti e di eventuali responsabilità connesse al decesso". (set)