30 agosto 2016 ore: 12:11
Società

Il prefetto Falco saluta Trapani. "Grandi prove in termini di accoglienza dei migranti”

Dopo 3 anni, cambio alla guida della prefettura: arriva Giuseppe Priolo. Il prefetto uscente: “Sono stati anni molto intensi, dove è stato possibile scorgere la parte più sana della società trapanese, quella che ha voglia di costruire legalità”. E sulla lotta alla mafia: “Ci sono tante belle realtà, ma ci sono ancora parecchie fasce grigie…”
Leopoldo Falco

Leopoldo Falco

TRAPANI - Dopo quattro anni e mezzo in Sicilia, prima come commissario antimafia a Salemi e poi - per tre anni - come prefetto a Trapani (uno dei territori più difficili dell'Isola), Leopoldo Falco, 61 anni napoletano con tre figli, lascia l'incarico per ricoprire a Roma quello di vice direttore dell’Ufficio Affari Legislativi e Relazioni Parlamentari. A sostituirlo nel territorio trapanese sarà Giuseppe Priolo, l’ex vicario della prefettura di Milano. In questi tre anni, spesi con grande impegno e dedizione, se da una parte sono stati raggiunti alcuni risultati su temi forti come l'immigrazione, l'antimafia, l'uso sociale dei beni confiscati, il tavolo sulla prevenzione e azione contro il gioco d'azzardo, tanto altro ancora resta da fare per favorire un cambiamento culturale che parta dal basso, per rigenerare tutta la società trapanese.

Prefetto in questi anni cosa è stato fatto in un territorio complesso come quello di Trapani?
Salutare Trapani significa salutare tantissime realtà, tante persone molte delle quali meravigliose ed è una cosa davvero emozionante. Sono stati anni certamente non facili perché dettati quasi sempre dall'emergenza, con l'immigrazione in prima linea. Comunque sono stati anni autenticamente straordinari e molto intensi, dove è stato possibile scorgere anche la parte più sana e più bella della società trapanese: quella che ha voglia di cambiare e di costruire legalità. Ricordo che entrai in prefettura nell'82, a 26 anni a Pistoia, ricoprendo poco dopo l'incarico di capo di Gabinetto con il prefetto, allora prossimo alla pensione, Edoardo Somma. Costui - che veniva proprio da Trapani - a me giovanissimo, in maniera paterna, raccontava con passione che cosa aveva significato fare il prefetto a Trapani. Quando, a distanza di anni, sono diventato prefetto proprio in questa città quell'incontro mi è sembrato un segno importante.

L'immigrazione è stata sicuramente uno dei temi più forti che si è trovato a fronteggiare...
Senz'altro a Trapani da questo punto di vista ho trovato tante brave persone che hanno dato grandi prove in termini di accoglienza e assistenza degli immigrati. In particolare, per quanto riguarda le associazioni di volontariato, in questi anni ho visto persone di straordinaria umanità che, prima che si aprisse l'hotspot, erano in grado di spendersi gratuitamente h24 al porto anche sotto il sole e la pioggia. Un grazie sincero va quindi a tutti loro di cui i media parlano poco. Ricordo che, in situazioni molto difficili, soprattutto all'inizio del mio insediamento, sono stati proprio loro - sempre con il sorriso e la giusta energia - che mi hanno letteralmente 'salvato', dando un altissimo esempio di aiuto al prossimo. Gli esempi belli sono stati dimostrati anche da parte della cittadinanza di Trapani e degli altri paesi coinvolti che hanno sempre manifestato grande pazienza e generosità, senza mai lamentarsi o protestare.

Trapani è la provincia d'Italia in cui ci sono più Centri di prima accoglienza per gli immigrati. E per settembre si attende la conclusione del bando per l'assegnazione della gestione di 35 Cas per 2000 mila posti…
Le vicende che hanno riguardato la gestione da parte delle varie realtà dei centri dedicati agli immigrati non sono state per niente semplici. La mafia all'inizio voleva impossessarsi di tutto ma siamo stati in qualche modo bravi a capire chi ci potesse essere dietro a certe proposte. Adesso, dopo l'affidamento diretto, stiamo finalmente per concludere il bando per la relativa assegnazione della gestione della prima accoglienza. In questo modo ci sentiamo, sicuramente tutti più tutelati e speriamo che si possa rispondere ancora meglio a tutte le esigente di tipo sanitario e socio-assistenziale degli immigrati. Stiamo quindi strutturando sempre più l'accoglienza, consapevoli che abbiamo dei numeri che vanno comunque rispettati. Noi stiamo facendo il massimo ma spero che si trovi al più presto anche una soluzione europea che punti ad una prospettiva di accoglienza ancora più aperta.

Un cambiamento di rotta è stata la conversione dell'ampia struttura di Milo da Centro d'identificazione ed espulsione ad Hotspot, che da gennaio ad oggi ha avuto il transito di oltre 11 mila immigrati
E' stata per me una grande soddisfazione perché tutto è stato vissuto in maniera molto sofferta. Il Cie è stato un inferno, una realtà profondamente triste che i trapanesi non volevano. Ricordo che abbiamo avuto in Cie anche persone che non avrebbero mai dovuto entrarci, come immigrati sposati con italiani e sono stati dei veri e propri drammi. La struttura, con una media di 700 fughe all'anno, non era idonea da tutti i punti di vista, cosa che sottolineai più volte in varie sedi. Da quando è stato convertito in Hotspot, non solo adesso viene utilizzato interamente con una capienza di oltre 400 ospiti ma è tutta un'altra storia. E ci ha cambiato la vita, soprattutto perché concretamente non ci sono più le lunghe permanenze al porto e si risponde con una qualità decisamente diversa sia a livello di assistenza sanitaria che di risposte concrete ai bisogni primari degli ospiti accolti.

Tra i problemi di Trapani ma come di molte città italiane, c'è stata, purtroppo, la perdita di molti posti di lavoro...
Sì, questo è un fenomeno molto forte a Trapani di cui mi sono tanto occupato. Qualche battaglia però si è riusciti a vincerla. Come quella, dopo la chiusura del Cara di Salinagrande, del riassorbimento dei 110 lavoratori che sono stati distribuiti all'interno dell'Hotspot, di alcuni Cas e Sprar grazie all'impegno della cooperativa Badia Grande .

Una questione molto importante è stato anche l'uso sociale dei beni confiscati
Sì, ci sono stati bei risultati raggiunti che mi piace ricordare. Tra questi c’è senz'altro la struttura di Libera "Ciao Usman" di Campobello di Mazara, dove lo scorso anno sono stati ospitati nelle tende 700 immigrati stagionali impegnati per tre mesi nella raccolta delle olive. Questa è una bellissima esperienza, tutta merito dell'impegno di Libera e di Croce Rossa. Da due anni, infatti, l'allestimento della tendopoli all'interno della quale vengono garantiti bagni, docce, assistenza sanitaria; rispetto alla pericolosa discarica a cielo aperto dove si trovavano prima, è senza dubbio uno dei risultati più significativi che sono stati raggiunti. Il primo anno il campo è stato fatto con la Commissione antimafia davanti ad un comunità locale che era ostile. L'anno scorso è stato il sindaco a migliorare le condizioni della tendopoli, scelta che ha portato avanti con coraggio, subendo anche delle minacce. Per questo terzo anno sarà sempre il comune ad occuparsi della sua parte organizzativa, sempre insieme a Croce Rossa e Libera, avvalendosi di alcune somme che il ministero ha elargito a tutti quei comuni virtuosi che si sono distinti nella prima accoglienza per i migranti. Tra i beni riconvertiti c'è stato anche il riassorbimento di 270 lavoratori dei supermercati '6 Gdo' e poi sicuramente il fiore all'occhiello che è la Calcestruzzi ericina, sottratta al boss Virga, che è un chiaro esempio virtuoso di legalità in un settore tradizionalmente mafioso.

In tema di prevenzione del gioco d'azzardo cosa può dire?
La macchina, grazie all'impegno significativo delle nostre assistenti sociali ma anche di tutte le altre forze sociali coinvolte all'interno del tavolo interistituzionale, sta camminando a vario livello. C'è sicuramente l'aspetto formativo e di prevenzione del fenomeno nelle scuole che ha dato buoni risultati ma, sicuramente, si devono trovare ancora più concretamente le strade per arginare un problema così grave che si diffonde sempre di più e che non va sottovalutato. In una prospettiva più ampia, siamo certamente davanti ad una parte dello Stato che combatte contro un'altra parte pubblica che ha a cuore la salute degli italiani. Proprio per questo spero che politicamente si possano dare in futuro risposte importanti.

In una prospettiva di continuità, cosa c'è ancora da fare?
Trapani è un territorio ricchissimo di umanità ma con ancora una notevole presenza della mafia. Rispetto per esempio all'antimafia sociale di Palermo, a Trapani c'è sicuramente un tessuto sociale motivato fatto di gente coraggiosa e perbene che sta andando avanti ma che ancora deve fare molto di più per riuscire a scardinare certi sistemi in cui la criminalità risulta ancora molto forte. Abbiamo certamente belle realtà come Libera, Libero Futuro e tante altre, ma ci sono ancora parecchie fasce grigie fatte da chi ancora deve decidere da che parte stare. (set)

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