Il prefetto nega l'accesso ai Cas, i Radicali: "Assurdo, possiamo entrare anche in carcere”
MILANO – Il consigliere regionale lombardo, Michele Usuelli di “Più Europa con Emma Bonino”, ha iniziato da qualche giorno una serie di visite nei centri di prima accoglienza in Lombardia. All'attenzione dell'ex pediatra di Emergency il Centro governativo di accoglienza di via Regina a Como, in una visita condotta con gli attivisti di “Como senza Frontiere”, sigla che accorpa decine di associazione in Insubria. E altre due strutture Cas (Centri di accoglienza straordinaria) nella provincia di Brescia, accompagnato da militanti dei Radicali sul territorio, avvocati dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) e volontari dello sportello di Emergency nella seconda provincia lombarda. Queste ultime ispezioni hanno suscitato il fastidio e la reazione del Prefetto di Brescia, Annunziato Vardè – da cui le due strutture dipendono tramite bando di affidamento – e l'invio di una comunicazione ai Cas della provincia che impartisce disposizioni su “L'accesso ai centri di accoglienza per migranti al fine di dirimere possibili dubbi in ordine a chi è legittimato”.
“Il prefetto ha mandato una lettera a tutti i Cas in cui si dice che non possiamo fare ispezioni a sorpresa” dichiara Usuelli. Che definisce questa una “richiesta lesiva delle prerogative dei Consiglieri regionali, che non necessitano di nulla osta per visite ispettive nelle carceri e centri per il rimpatrio, mentre invece dovrebbero ottenerlo per luoghi di accoglienza come i Cas che nulla hanno a che fare con la custodia e la detenzione”. Aggiunge che nella sua comunicazione “il Prefetto parla impropriamente di Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo, NdR).
Ma cosa ha visto all'interno? "Il paradigma dei 35 euro – dice il consigliere –: nella struttura di Casa Marcolini a Brescia un clima eccellente in cui si respira la volontà di usare quei soldi per favorire meccanismi di integrazione”. Non può dire lo stesso del Cas di Desenzano: “Madri con bambini molto piccoli, sovraffollamento e la cooperativa ha appena rivinto il bando dicendo che può ospitare 28 persone, più del doppio di quelle previste dall'agibilità della struttura”. E ancora: “Carenza di manutenzione ordinaria dentro ai monolocali affittati dalla cooperativa, i bambini, anche i piccoli, senza culla, lo sciacquone rotto e mi riportano che sia così da mesi, le doghe del divano-letto rotte, una lavatrice da cinque chili per 20 persone, l'assenza di acqua calda. Tutti i servizi che dovrebbero essere presenti per vincere il bando non ci sono: manca la mediazione culturale, nessun orientamento legale, nessuna formazione. Un volontario della Caritas ha provato a invitare la cooperativa a un confronto ma sono impermeabili”.
Un'ennesima criticità è data dal pocket money. Per Usuelli “il rapporto Naga sui centri milanesi dice che se non hai il servizio mensa interno devi fornire i soldi per l'acquisto del cibo oltre al pocket money giornaliero: 5-6 euro al giorno significa almeno 150 euro al mese. Qui ne danno solo 100 a madri che devono acquistare anche il latte in polvere”. Lui ha avuto una “deludente telefonata” con la presidente della coop e ha poi inviato una mail alla Prefettura di Brescia con l'elenco della carenze per “segnalare la situazione all'autorità competente, senza fare in pubblico il nome della cooperativa e sbattere il mostro in prima pagina e ponendoci in un’ottica di completa collaborazione con le autorità preposte al controllo dei centri”. Per il politico Radicale non è accettabile che “il controllo dei requisiti e della rendicontazione sia solo su carta con il risultato che Casa Marcolini finisce in graduatoria dietro chi la spara più grossa” e in seguito alla lettera del prefetto polemizza con “la mancata collaborazione fra eletti e funzionari del ministero” nei confronti di una coop che “ha subito anche un'ispezione della Lega in passato”.
COMO. “Il campo di via Regina è una struttura adeguata” sostiene Michele Usuelli. “Tranne per un fatto: fuori non c'è scritto che cos'è”. “Dovrebbe essere, come a Ventimiglia, un centro di dimora temporanea, che formalmente non esistono più. In queste strutture non viene dato nemmeno il pocket money. È un ibrido che raccoglie di tutto un po': nasce per l'emergenza dell'estate 2015-16, raccogliendo i respinti dalla Svizzera e che ora arrivano direttamente dagli sbarchi. Non c'è affollamento e questa è la cartina di tornasole di un'emergenza che non esiste ma, come sempre, la gestione emergenziale permette rendicontazioni sommarie”. Proprio da via Regina arriva la notizia di un trasferimento senza preavviso di 70 persone effettuato l'11 di settembre. Lo denuncia “Como senza Frontiere” in una nota stampa e lo confermano la Cgil locale e lo stesso Usuelli. Scrive il sindacato che “le forze dell’ordine, di concerto con la Prefettura e su indicazione del Ministro degli Interni, hanno provveduto a trasferire 70 persone dal centro Governativo di via Regina verso Torino e Bologna. Le notizie sono frammentarie e ancora incomplete, ma da subito compongono un quadro che la nostra organizzazione non può che denunciare con estrema durezza. Settanta persone, migranti ospitati presso il centro, hanno trovato questa mattina le camionette della Polizia di Stato e i pullman ad attenderli. Stiamo parlando di donne ed uomini titolati a permanere sul nostro territorio, a muoversi liberamente in attesa del completamento del percorso di riconoscimento del proprio status giuridico”. “Nessuno è stato informato di questa deportazione, nemmeno la Caritas, e i ragazzi sono stati divisi in due gruppi in maniera arbitraria” accusa il consigliere del Pirellone. “Li portano a Torino e Bologna e non si sa per fare cosa”. (Francesco Floris)