1 dicembre 2022 ore: 11:51
Società

Il primo Housing led a Palermo: testimonianze di vita condivisa

di Serena Termini
Tre donne di cui una tunisina, una italiana e una colombiana raccontano il loro percorso verso la piena autonomia abitativa reso possibile dal progetto DimOra!
housing led a palermo

PALERMO - Anastasia, Angela e Camilla sono molto contente di avere iniziato da poco più di un mese la loro vita insieme nel primo appartamento di Housing Led a Palermo. Pur essendo di storie e culture completamente diverse,  in quanto sono una italiana, una colombiana e una tunisina, sono riuscite, infatti, a iniziare questo percorso in piena serenità. Questa casa è uno step intermedio verso quella che sarà in futuro la loro piena  autonomia abitativa. 

L’iniziativa, è dedicata a persone che escono dal circuito di accoglienza nell'ambito del progetto DimOra!, destinato a persone fragili che hanno un forte stato di marginalità sociale. L'accoglienza e convivenza insieme può avere la durata di massimo dieci mesi a cui se ne possono aggiungere altri due. Il passo successivo dovrebbe poi essere l’Housing  First. L’obiettivo conclusivo più alto è quello, naturalmente, di favorire il superamento progressivo delle diverse cause di marginalità estrema e di povertà abitativa.

Oltre a questo appartamento, presto si apriranno, inoltre, un'altra casa dedicata all'accoglienza di 5 uomini e poi un monolocale per un nucleo familiare. La gestione è affidata alla Fondazione San Giuseppe dei Falegnami, realtà della Caritas palermitana e partner del progetto DimOra!.

La casa è molto calda e confortevole. Troviamo Anastasia ed Angela che si tengono affettuosamente per mano, soddisfatte di avere iniziato questo nuovo percorso.

La prima a prendere la parola è la signora tunisina, separata dal marito, Nazihia Yabhinie di 64 anni che preferisce farsi chiamare con il nome italiano di Anastasia.

"Ho iniziato una nuova vita  che mi dà molta serenità e mi riempie di speranza anche per il futuro - racconta Anastasia -.  Dallo scorso maggio ero stata prima ospitata dentro Casa San Francesco, un centro di accoglienza dove mi sono trovata molto bene. Ho sempre lavorato come domestica da più persone. Purtroppo, prima vivevo in centro storico ma, dopo tanti anni, ho dovuto lasciare la casa in affitto perché il proprietario la voleva vendere. La mia situazione, poi, si è complicata molto di più a causa di mio figlio che ha avuto dei problemi di natura penale e che deve ancora avere il permesso di soggiorno. Vorrei in futuro trasferirmi da mia figlia che vive a Verona ma il mio pensiero va, per adesso a mio figlio che,  a breve uscirà dal carcere e avrà bisogno di aiuto. Per lui spero tanto bene".

"Facevo la commessa in negozi molto noti - racconta la signora Angela Noto di 59 anni -. La mia vita è, però, precipitata dopo avere sposato un uomo che, a poco a poco, mi ha distrutta perché era molto possessivo: mi ha fatto lasciare il mio lavoro, facendomi rimanere sola e senza più  rapporti con nessuno. Avevo paura di lui; appena lui perse il lavoro, ho fatto tanti lavoretti, consegnandogli lo stipendio. Ho avuto due figli ma, dopo tanti anni di sofferenza e di brutti pensieri, ho trovato la forza di separarmene, scappando da lui, con tutte le conseguenze del caso. Ho avuto problemi gravi di salute perché sono stata operata alla schiena. In ospedale ho raccontato tutto ad una assistente sociale che, come un angelo, mi ha aiutato. Per un periodo sono stata accolta a casa Agape e poi a Casa Martin Luther King dai valdesi. Dentro questi centri, è avvenuta la mia rinascita perchè ho fatto delle esperienze di relazione davvero straordinarie. Soprattutto, ricordo con piacere quanto ho imparato dalle persone di origine africana che mi hanno donato tanta luce. La mia vita è stata molto travagliata e, solo adesso, sto respirando, imparando a gestire me stessa. Adesso con questa nuova esperienza mi sento una donna nuova e soprattutto tranquilla e libera. Alcuni pomeriggi, da un poco di tempo, mi piace dare una mano come volontaria nella sartoria sociale Al Reves; una bella realtà che mi fa stare tanto bene".  

A seguire costantemente le donne nello svolgimento di questa loro nuova vita in Housing Led è l'assistente sociale della Caritas Alessandra Alotta.

 "Non è stato per niente facile riuscire a trovare una casa che rispondesse ad alcune precise condizioni a causa sia del mercato complicato ma anche, purtroppo, per la scarsa disponibilità di alcuni proprietari di casa che sono molto diffidenti. Su questo aspetto, bisogna ancora fare, sicuramente, un'opera di forte sensibilizzazione sociale e culturale. Alcune volte a settimana incontro le donne per ascoltare e capire i loro bisogni e le risorse da spendere per avere un futuro sempre più autonomo. Dopo i primi tre mesi, le signore verseranno una cifra simbolica che verrà messa da parte e poi restituita a conclusione della permanenza nella casa.  Loro hanno dei progetti su cui stiamo lavorando insieme affinchè, entro i dieci mesi, possano essere risolte alcune specifiche problematiche. La cosa bella di questa prima esperienza è l'armonia intensa che si è creata tra di loro che ci riempie di gioia e soddisfazione. Oltre a questo appartamento, nel progetto di Housing Led, abbiamo anche l'apertura, a dicembre, di una casa per 5 uomini e di un monolocale dove potrà essere accolta una famiglia".  

"Questo è un tassello, molto importante  e significativo, di un bel percorso sinergico che nato da una rete sostanziale di soggetti che sono, oltre alla Fondazione San Giuseppe dei Falegnami,  l'Opera Don Calabria, il centro diaconale La Noce, la cooperativa La Panormitana e la Crocerossa - sottolinea infine Nicoletta Purpura della Fondazione San Giuseppe dei Falegnami, un braccio operativo della Caritas -. Il progetto è, infatti, la prosecuzione di quanto avvenuto con il Pon Metro che ha visto la crescita dei tre poli diurni e notturni di accoglienza con il coordinamento dei servizi sociali di Palermo. Il progetto adesso prosegue con un'altra forma di finanziamento che è il POC. L'Housing Led è un ramo del progetto DimOra! che offre la possibilità ad alcune persone, fuoriuscite dai poli, di essere accompagnate verso una maggiore autonomia di vita seguite da un gruppo qualificato di operatori, psicologi ed assistenti sociali".   

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