Il respiro trattenuto: Bologna ai tempi del Covid-19 in 100 scatti d’autore
Una delle foto del progetto Il respiro trattenuto
BOLOGNA – Un racconto corale di Bologna e dei suoi cittadini in una fase inaspettata della nostra storia che ha reso tutti più consapevoli delle proprie fragilità. Si chiama “Il respiro trattenuto. Bologna ai tempi del Covid-19 in 100 scatti d’autore” e raccoglie le immagini di 13 dei più autorevoli fotografi del territorio: Gianni Schicchi, Rossella Santosuosso, Paolo Righi, Marika Puicher, Michele Nucci, Margherita Caprilli, Gianluca Perticoni, Mauro Montaquila, Alessandro Ruggeri, Massimo Paolone, Massimiliano Donati, Michele Lapini e Max Cavallari. Il progetto editoriale, curato da Gabriele Fiolo insieme all’associazione fotografica Tempo e Diaframma, “restituisce alla città preziosi tasselli – si legge nella presentazione – per la costruzione di una memoria durevole capace di raccontare ciò che è accaduto e che ha stravolto la quotidianità di tutti i cittadini bolognesi durante i lunghi mesi dell’emergenza sanitaria”.
La mostra fotografica – che avrebbe dovuto inaugurare martedì 9, ma che è stata rimandata a data da definirsi – e il volume edito Minerva, raccolgono la visione di questi 13 professionisti, impegnati nel racconto del capoluogo emiliano in un particolare momento storico in cui tutta la città tratteneva il respiro (da qui il titolo): momenti di una vita messa in pausa, trattenuta, dove perfino le ombre sono sparite dai portici della città e sono diventate solo un lontano ricordo, in attesa di un incerto futuro. “Il passato è l’unica forma di conoscenza, ma la memoria, purtroppo, non può essere solo emozionale altrimenti si corre il rischio che non arrivi a tutti – commenta Fiolo –. La memoria è un dovere e con queste immagini diventiamo tutti testimoni. Il progetto fotografico si pone l’obiettivo di favorire la condivisione e di trasmettere le emozioni che paradossalmente si sono generate dall’assenza della vivace vita quotidiana, che solitamente anima la nostra città: vuole farlo offrendo ai suoi cittadini, imprigionati nel proprio spazio personale, una testimonianza fotografica del recente passato vissuto nella città di Bologna, mentre si è trovata immersa nell’affrontare la pandemia. In un momento storico in cui stanno mutando i paradigmi del sociale, l’obiettivo del progetto è stato quello di arrivare dove lo sguardo del cittadino, congelato dentro nuove limitazioni necessarie per tutelare la salute pubblica, non poteva arrivare”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’associazione fotografica Tempo e Diaframma: “Le immagini hanno la capacità di catturare ‘momenti’ e trasferirne ai posteri il loro ricordo. Il valore documentativo della fotografia è innegabile e a esso si affianca la capacità evocativa e la forza del saper trasmettere emozioni. Dietro a ogni immagine esiste un fotografo e non solo una macchina fotografica. È il cuore, la mente e lo sguardo di chi è dietro all’obiettivo che crea l’immagine. È il suo respiro trattenuto durante il click, è la sua esperienza di vita, non solo di fotografo, il suo vissuto che danno vita a ‘quella’ specifica fonte storica”.
“Per chi come me non è bolognese né vi ha mai abitato, ma che è legato fin dalla giovane età a questa città, ne percepisce oltre all’enorme bagaglio culturale e storico, soprattutto l’immenso universo creativo – descrive il progetto Giuseppe Del Rossi, Presidente di Airf, l’Associazione italiana reporters fotografi –. Bologna è sempre stata una fucina intellettuale, di relazioni sociali e culturali, di incontro/scontro generazionale, luogo di miti giovanili ed è da qui che il lavoro di questi colleghi riparte, dal contatto fisico perduto o quantomeno ostacolato, ai baci diventati impossibili senza l’uso delle mascherine, alla ricerca infine di un nuovo punto di partenza”.
“A Bologna, come nel resto d’Italia, tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo 2020, ci siamo trovati improvvisamente confinati a casa, travolti e spaventati da questo subdolo virus. Abbiamo conosciuto collettivamente il dolore, lo sconcerto e l’incredulità; abbiamo condiviso emozioni e affrontato situazioni che non avremmo minimamente immaginato – commenta l’assessore alla Cultura, Matteo Lepore –. Eppure, dai 100 scatti di questi talentuosi fotoreporter bolognesi, già impegnati in progetti di grande interesse e in importanti testate giornalistiche, emerge con forza dirompente la tenacia, l’irriducibilità e l’energia della nostra città. In altre parole, emerge la vita. Nelle immagini che si susseguono ritroviamo il lavoro negli ospedali, il coraggio degli operatori sanitari, la perseveranza delle attività produttive, l’intraprendenza del sistema culturale, così come la pazienza e la creatività dei cittadini. Nella potenza di queste immagini ci caliamo senza sconti, nella durezza di un anno terribile, ma vediamo anche rinsaldati i nostri legami, filtrando la ricchezza del patrimonio umano e culturale del tessuto urbano, insieme alla struggente bellezza di Bologna. Di una cosa possiamo essere certi, e queste foto ce lo confermano: che Bologna c’è, c’è stata e ci sarà sempre, con la passione, il coraggio e lo spirito di resistenza che la contraddistinguono”.