Il servizio civile? Per i giovani un’occasione per "riattivarsi"
ROMA - Il servizio civile come occasione per i giovani per “riattivarsi”. È quanto emerge da una ricerca quali-quantitativa specifica sulla dimensione dell’occupabilità dei giovani, condotta sui suoi volontari in servizio civile tra il 2012 e il 2016 dall’INAC (Istituto Nazionale Assistenza Cittadini), il patronato della CIA, accreditato come ente nazionale di prima classe ed aderente alla CNESC. Unavolta conclusa l'esperienza di servizio civile oltre il 58% dei giovani che hanno risposto ha iniziato a lavorare, il 5% dei giovani si è messo a studiare (se non era già studente), mentre il 20% ha continuato a studiare. Inoltrequasi il 23% dei giovani che hanno svolto servizio civile con INAC ha iniziato a lavorare proprio con quest’ultimo.
La presentazione di questa indagine è avvenuta ieri a Roma, presso il Centro Congressi “Frentani”, durante il 3° Incontro nazionale dei volontari in servizio civile dell’INAC, a cui hanno partecipato, portando il loro contributo in una tavola rotonda sul nuovo servizio civile universale, il Sottosegretario con delega al servizio civile, on. Luigi Bobba, la deputata dem Francesca Bonomo, il Presidente della Consulta nazionale, Giovanni Bastianini, il Vicepresidente CNESC, Primo di Blasio, e il Presidente della CIA, Dino Scanavino, oltre al Direttore generale INAC, Corrado Franci, e al Presidente INAC, Antonio Barile.
La ricerca, svoltasi tramite questionari on-line tra marzo ed aprile 2017, ha avuto come obiettivo quello di evidenziare il percorso professionale dei volontari a seguito dell’esperienza di servizio civile, regionale, nazionale e di Garanzia Giovani.
Essa ha riguardato gli ex volontari dal 2012 al 2016 che abbiano realizzato dai 3 ai 12 mesi di servizio civile presso l’INAC, per capire in che modo è evoluto il percorso dei giovani una volta terminato il servizio e in che misura il servizio civile è stato un fattore di crescita professionale e un aiuto all’inserimento nel mondo del lavoro. Su un universo di 128 giovani in servizio civile nazionale e di 65 in servizio civile regionale negli anni di riferimento, per un totale quindi di 193, il campione rappresentativo a cui è stato indirizzato il questionario ha portato a 120 risposte.
Dai dati sulla situazione “di partenza”, dove erano possibili più risposte, emerge una condizione all’avvio del servizio civile in cui oltre il 90% degli intervistati era studente, inoccupato o NEET, con solo il 5,8% occupato lavorativamente, anche se solo part-time o a progetto. Terminato il servizio, e al momento della risposta ossia dopo almeno un anno dal completamento del progetto, la percentuale di giovani studenti o inoccupati è scesa al circa il 36%, mentre quella di chi è occupato (a vario titolo) è salita al 57%. Questo tra l’altro avviene in condizione di sostanziale parità tra il titolo di studio posseduto al momento dell’entrata in servizio e quello al momento attuale. Come è possibile evincere da una successiva risposta, quasi il 45% dei giovani che lavorano lo fanno con contratto a tempo determinato e il 18,7% a tempo indeterminato.
Interessante anche il dato relativo a quel 14% di giovani che, là dove possibile in base alle specifiche normative nazionali e regionali, ha ripetuto l’esperienza di servizio civile o presso l’INAC stesso (8,5%) o presso altro ente (6%).
Una parte dell’indagine ha riguardato anche la consapevolezza dei giovani su quanto l'esperienza di servizio civile abbia contribuito ad aiutarli a trovare un impiego lavorativo. Il giudizio è contraddittorio in quanto per quasi la metà di essi l’esperienza non è servita per niente o comunque a poco in questo senso. Il giudizio cambia nel momento in cui si chiede quanto conti l'esperienza di servizio civile per le future opportunità lavorative: per oltre il 70% conta da abbastanza a moltissimo. Infatti concluso il servizio civile, i giovani dichiarano di aver trovato occupazione per oltre il 23% mentre erano volontari e per il 24% entro i primi 3 mesi dal termine del servizio stesso.
In questo senso per quasi il 50% dei giovani risulterebbe importante che il servizio civile abbia una certificazione chiara delle competenze, preveda un’alternanza servizio/lavoro all’interno del progetto stesso ad esempio con i partner previsti (44,5%) e la possibilità di un tirocinio collegato con il progetto (34,4%). Seguono nelle risposte multiple: un più preciso e maggior riconoscimento di crediti formativi (30,2%) e la possibilità di prolungare oltre i 12 mesi, per un tempo limitato, l’esperienza di servizio civile (26,9%). (FSp)