2 settembre 2014 ore: 14:45
Società

Il Trofeo Arpad Weisz si fa internazionale per dire "no" al razzismo

Dedicato all’allenatore ungherese che con Inter e Bologna vinse 3 scudetti prima di essere deportato ad Auschwitz, dopo l’esordio milanese arriva sotto le Due Torri: giovedì 4 settembre a Bologna appuntamento al Centro Sportivo Cavina di via Biancolelli per dire "no" al razzismo e alla xenofobia
Árpád Weisz

BOLOGNA - Milan, Inter, Bologna e DVTK Miskolc: il II Trofeo Arpad Weisz diventa internazionale. Dedicato all’ex allenatore ungherese che in Italia, con Bologna e Inter, vinse 3 scudetti e una coppa internazionale prima di essere deportato con la famiglia ad Auschwitz, arriva a Bologna. Dopo l’esordio lo scorso anno all’Arena Civica Gianni Brera di Milano, sbarca in città. Organizzato dal progetto bolognese W Il Calcio – nato dalla collaborazione tra la cooperativa sociale Accaparlante e l’Associazione Bandiera Gialla – è in calendario giovedì 4 settembre dalle 14.30 al Centro Sportivo Cavina di via Biancolelli. Lo Stadio Dall’Ara, infatti, non ha potuto ospitare la manifestazione per improrogabili lavori di manutenzione, ma una delegazione del DVTK Miskolc, squadra dell’omonima città del nord dell’Ungheria, a quasi 200 chilometri da Budapest, visiterà l’impianto per rendere omaggio alla lapide in memoria di Arpad Weisz. “Vogliamo dire no al razzismo, alla xenofobia e a ogni forma di discriminazione. Per questo al torneo partecipano gli Allievi: ragazzi giovanissimi, ma futuri professionisti che dovranno farsi portatori di questi valori”, spiega Fausto Viviani tra i fondatori di W il calcio.

“Arpad Weisz nel 1935 arrivò in città con la sua famiglia: con il Bologna Fc conquistò i campionati ’35-’36 e ’36-’37”, racconta Simona Lembi, presidente del Consiglio comunale. Nel 1937, a Parigi, con i rossoblù vinse anche il Torneo dell’Esposizione Universale, 4-1 sul Chelsea. “Suo figlio frequentò le Bombicci di via Turati. Quando Marani cercò di ricostruire la storia della famiglia, trovò il suo vicino di banco – spiega Lembi – Gli disse: ‘Finalmente posso raccontare il giorno in cui il mio migliore amico non si presentò a scuola’. Le leggi razziali erano state promulgate, erano scappati a Parigi, poi nei Paesi Passi. Dopo l’occupazione tedesca, Arpad, la moglie Elena, i figli Roberto e Clara furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Morirono nel ’44. Visse nelle nostre terre, da qui è fuggito. Abbiamo il dovere di celebrarne la memoria”.

Prima del trofeo (fischio d’inizio alle 15.30) Camera del Lavoro di Bologna e W il calcio scenderanno in campo contro un rappresentativa della Camera del Lavoro di Milano e Radio Popolare. Poi, spazio alle donne, con la partita tra le squadre femminili Giovanissime di Bologna FC 1909 e Inter FC. Poi, via alle semifinali Bologna – DVTK Miskolc e Inter – Milan. Alle 17.30 finalina per il 3° e 4° posto e alle 18.30 finale per il 1° e 2°. Alle 19.30, premiazione con le targhe offerte dalle Comunità ebraiche di Milano e Bologna. Durante la giornata, sarà possibile visitare la mostra con le tavole di Matteo Matteucci su Weisz e sulla storia del Dall’Ara: non solo, sarà anche proiettato un filmato sul manuale ‘Il giuoco del calcio’ pubblicato nel 1930 e di cui Weisz fu coautore insieme con Aldo Molinari, testo in quegli anni considerato all’avanguardia rispetto ai dettami inglesi del tempo. “La data ancora non c’è, ma stiamo organizzando anche un appuntamento durante il quale Matteo Marani, autore del libro ‘Dallo scudetto ad Auschwitz: vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo’, incontrerà i ragazzi del settore giovanile del Bologna e racconterà loro la storia di questo grande uomo”, annuncia Viviani. (ambra notari)

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