Il volontariato? "Non deve dare solo servizi, ma rianimare la comunità"
REGGIO EMILIA – Com’è cambiato il volontariato? Parte da questa domanda “Volontariati e comunità”, l’ottava Conferenza provinciale del volontariato reggiano che si tiene il 16 aprile. “La ricerca di Csvnet sul volontariato ha evidenziato alcuni dati a livello nazionale che ritroviamo anche sul nostro territorio”, dice Lucia Piacentini di DarVoce, il Centro servizi volontariato di Reggio Emilia. Qualche esempio? Dal 2007 si costituiscono meno associazioni di volontariato, “perché sono complesse da gestire e soggette a una burocrazia che svilisce la motivazione”, e si preferiscono altre formule come le associazioni semplici o quelle di promozione sociale. Ancora: la metà delle associazioni di volontariato ha meno di 16 volontari, “anche a Reggio”, e opera in ambito prettamente comunale. “Significa che le cause sono molto strette, che nascono associazioni non tanto per fornire servizi e risolvere problemi ma per rianimare la comunità – dice Piacentini – Vuol dire che c’è un volontariato più leggero, di relazione, dello stare insieme”. Sono cambiate anche le motivazioni che spingono le persone a rivolgersi allo sportello di orientamento al volontariato: “Non è più una motivazione ideologica ma legata alle fragilità – continua Piacentini – Allo sportello arrivano giovani in attesa di lavoro, gente disoccupata, persone sole, che cercano nel volontariato un modo per uscire dalla fragilità, da un contesto di esclusione”. Altre esperienze sono quelle del progetto “Mi fido di te” che ha incontrato 11 mila classi delle scuole per fare formazione sul volontariato e che proverà a spiegare che cosa vedono i giovani nel volontariato, la Pubblica Assistenza Croce Verde di Castelnovo ne’ Monti che ha nel suo direttivo solo under35 e che può raccontare com’è stato gestito il passaggio generazionale, e poi il volontariato dei fragili, dei profughi, di chi è uscito dal carcere o da una comunità, “per i quali il volontariato rappresenta solo un periodo di passaggio per provare a reinserirsi nella società”.
Il titolo dell’ottava Conferenza provinciale del volontariato è “Volontariati e comunità” e così nella seconda parte della mattina si parlerà delle esperienze di welfare di comunità sul territorio che coinvolgono associazioni, enti locali e cittadini. Qualche esempio? In un quartiere di Reggio Emilia, il Polo Est, è partito un progetto che coinvolge enti locali e associazioni per formare “Visitatori di comunità” che vanno a trovare le persone che vivono in quella zona. Nella Bassa reggiana è stata creata “Plurima”, uno spazio in cui scambiare oggetti e attivare relazioni. “Queste esperienze pongono un grande interrogativo per gli enti locali – spiega Piacentini – che devono scegliere di investire in persone che non offrono servizi ma rianimano la comunità”. Ancora: a Cavriago c’è Multiplo il progetto in cui 50 volontari mettono a disposizione competenze con corsi di maglia, di cucina e altro, mentre a Sant’Ilario il Comune ha messo a disposizione un locale e formato un gruppo di cittadini non per dare servizi o risolvere problemi ma per creare uno spazio di relazione. “Alla crisi possiamo reagire analizzando il problema fino allo sfinimento con il rischio di generare ansia e di sentirsi impotenti o alzare lo sguardo e pensare che tutti i cittadini hanno qualcosa da dare – continua Piacentini – Alla base di questi progetti c’è sicuramente un approccio di fiducia nei confronti della comunità”. Quindi, “le associazioni di volontariato possono animare la comunità, promuovere la solidarietà, smettere di dare solo servizi e ricominciare a inserire volontari, mentre gli enti locali possono dare spazi, togliere burocrazia, far sì che le comunità si autocurino”. Ovvio che questo scenario genera alcune domande, soprattutto per ciò che riguarda la legislazione e la rappresentanza.
L’ottava Conferenza provinciale del volontariato di Reggio Emilia si tiene il 16 aprile (dalle 9 alle 13) presso la sede dell’associazione Servire l’uomo (via Codro, 1/1 a Reggio Emilia). “Il nostro obiettivo è chiudere la Conferenza provinciale con un documento da portare alla Conferenza regionale del 28 maggio”. (lp)