18 dicembre 2014 ore: 18:44
Immigrazione

Immigrati e cittadinanza, Arci: "No a ius culturae e a una riformicchia che non serve"

A Roma il convegno organizzato dall'Arci. Miraglia: "Quello dello ius culturae è un'idea balorda: si scarica tutto sul bambino. Più corretto chiedere conto della stabilità dei genitori sul suolo italiano"
Scuola, bambino immigrato con mano alzate, jus culturae

ROMA - “Ho molto apprezzato che il sottosegretario Delrio sia venuto e abbia rassicurato la platea, ma per come vanno le cose non mi pare che in questo momento ci sia alcun accordo sul testo della riforma sulla cittadinanza. Per noi ad oggi il bicchiere è mezzo vuoto. La nostra preoccupazione è che per ricercare una mediazione tra forze politiche con visioni molto distanti si arrivi a fare una riformicchia che non serva a nessuno. Si rischia di generare dei mostri, dopo vent’anni che si aspetta di riformare una legge che ha prodotto solo una percentuale enorme di stranieri in patria”. Lo ha sottolineato Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci nazionale, nel corso del convegno organizzato dall’associazione oggi a Roma per richiamare l’attenzione delle istituzioni sulla riforma della legge 91 del 1992.

In particolare, secondo Miraglia, l’idea di legare il riconoscimento della cittadinanza al percorso scolastico, l’ipotesi conosciuta come ius culturae è “un’idea balorda, che si limita solo ad abbassare di poco l’età in cui si può avere la cittadinanza. E’ più corretto per noi chiedere conto della stabilità dei genitori sul suolo italiano, anziché scaricare tutto sul bambino – spiega -. Questa è una proposta insopportabile e che ha stancato, perché è una sorta di esame di italianità. Un esame che molti parlamentari oggi non supererebbero. Bisogna invece legare la cittadinanza al percorso di vita che i genitori decidono di fare nel nostro paese”. Sulla stessa scia anche Lucia Ghebreghiorges, portavoce della rete G2, che rappresenta i ragazzi di seconda generazione in Italia. “Noi ormai stiamo aspettando questa riforma con la clessidra in mano – spiega – ma diciamo no allo ius culturae come unico criterio, dopo tanti anni di attesa è un’ipotesi assurda”.

Sulla possibilità che si arrivi presto a una mediazione si dice scettica anche la relatrice di maggioranza della legge, Marilena Fabbri, deputata Pd. “Ho avuto indicazione dal partito che il tema è all’ordine del giorno – sottolinea – le proposte sono tante e diverse. Ma la maggioranza converge sull’ipotesi di uno ius culturae, cioè sulla necessità di legare la cittadinanza al percorso scolastico computo dai ragazzi nel nostro paese”. (ec)

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