29 ottobre 2014 ore: 10:56
Immigrazione

Immigrati, il miraggio della casa (e del mutuo): acquisti più che dimezzati

Dossier Idos-Unar. Nel 2013 solo 40 mila compravendite per un volume di 7,8 miliardi (nel 2007 135 mila e 16,8). Scelgono sempre più le abitazioni in periferia e benché crescano coloro che potrebbero sostenere un prestito, lo ottengono sempre più difficilmente
Imu e tasi, mutui, tasse sulla casa: casetta con pile di monete

ROMA - L’accesso all’abitazione è diventato più problematico per gli immigrati. Lo dimostrano i dati contenuti nel Dossier statistico immigrazione 2104 a cura del Centro studi Idos e Unar e raccolte da “Scenari immobiliari”. Le 40 mila compravendite effettuate da stranieri nel 2013 sono meno della metà rispetto a quelle degli anni prima della crisi (erano state 135 mila nel 2007) e anche il volume finanziario si è ridotto a 7,8 miliardi di euro (16,8 miliardi nel 2007).

Cresce il disagio abitativo. Negli anni prima della crisi, il crescente inserimento degli immigrati nel mercato occupazionale li ha portati a essere dinamici anche negli acquisti e negli affitti immobiliari. Con lo scoppio della crisi nel 2008 e il suo protrarsi negli anni, la mancanza di una politica abitativa si è fatta sentire e gli immigrati, alla pari degli italiani, hanno incontrato maggiori difficoltà a soddisfare i loro bisogni abitativi. Da diversi anni, ormai, non vengono riferiti dati positivi al riguardo e, al contrario, a progredire sono le statistiche sul disagio.
La condizione abitativa degli immigrati, seppure con differenze territoriali, nella media è così caratterizzata: 62,8% in affitto, 8,3% presso il luogo di lavoro, il 9,8% presso parenti o altri connazionali, 19,1% in una casa di proprietà (fonte: Scenari Immobiliari, Osservatorio nazionale immigrati e casa, rapporto 2012). Questa loro sbilanciata situazione abitativa aiuta a comprendere il rilevante protagonismo negli acquisti immobiliari svolto prima della crisi, quando erano ben inseriti nel mercato del lavoro, la loro situazione reddituale era migliore e, secondo la stima di Unioncamere (2011), erano arrivati a incidere nella misura del 12,8% sul Pil (178,5 miliardi di euro in termini nominali). A luglio 2012 Scenari Immobiliari aveva calcolato che, a partire dal 2004, fossero stati 800 mila gli acquisti immobiliari da loro effettuati.
A investire sulla casa gli immigrati sono spinti non solo dal comprensibile interesse a mettersi al riparo dall’incertezza degli affitti, ma anche da quello a favorire la loro integrazione (in particolare rendendo possibile il ricongiungimento familiare) e, quindi, per realizzare un investimento affidabile. A comprare un immobile, dopo aver preventivamente ottenuto un mutuo dalle banche, sono gli immigrati provenienti da altri Stati membri dell’Ue, o i cittadini non comunitari autorizzati alla permanenza stabile, in quanto, stabilitisi in Italia da oltre 5 anni, sono titolari della carta di soggiorno o del permesso CE di lungo soggiorno che l’ha sostituita.

Gli immigrati scelgono sempre più la periferia. Da quando nel 2008 le banche hanno posto in atto strategie più restrittive per la concessione dei mutui e ne hanno ridotto anche la copertura rispetto al costo dell’immobile, anche nel caso di un prestito l’interessato deve possedere un risparmio iniziale per procedere all’acquisto della casa, e perciò gli immigrati sono stati costretti a indirizzarsi maggiormente verso il mercato delle case in affitto. Anche prima che intervenissero queste ristrettezze la tipologia che interessava gli immigrati consisteva in una casa poco costosa, quindi ubicata nelle zone periferiche o in piccoli comuni, solitamente in un condominio, e di metratura contenuta. Nel corso di questi anni di crisi sono intervenuti diversi cambiamenti. Nel 2006 gli acquirenti nel 36,8% dei casi acquistavano case nelle periferie delle città capoluogo e nel 38,6% negli altri comuni della provincia; questa tendenza è andata incrementandosi e le rispettive quote nel 2012 sono diventate pari al 36,3% per i comuni capoluogo e al 50,1% per gli altri comuni della provincia, con notevoli differenze per territorio. Ad esempio, a Roma circa i due terzi degli acquisti avvengono al di fuori della capitale (a Nord della città, a Sud e lungo la fascia lito- ranea). A Milano, oltre che verso i comuni della cintura, gli immigrati scelgono le case da comprare nelle province vicine, che offrono un mercato immobiliare più economico e oltre tutto sono ben collegate con il capoluogo regionale.

I maggiori acquirenti dall’Est Europa. Anche il protagonismo delle diverse aree continentali è andato modificandosi tra il 2006 e il 2012, con un aumento o un ridimensionamento della loro incidenza rispetto alla totalità delle operazioni immobiliari eseguite dagli immigrati: l’Europa dell’Est è passata dal 33,8% al 52,1% sul totale, l’Africa dal 20,4% al 10,3% (con la perdita di otto punti percentuali addebitabili agli immigrati del Nord Africa), l’Asia dal 36,1% al 29,5% (con un maggior ridimensionamento degli acquisti immobiliari effettuati dagli immigrati provenienti dal subcontinente indiano). Il maggior protagonismo degli immigrati dell’Est europeo negli acquisti si spiega col fatto che al loro interno la presenza più consistente è costituita dai romeni, cittadini comunitari caratterizzati da una maggiore stabilità di soggiorno e, quindi, da un accesso ai mutui bancari relativamente più facile.

Il miraggio dei mutui. Nel 2012, si stimava che tra le famiglie straniere vi fossero almeno mezzo milione di persone, sistemate in case in affitto o adattatesi per necessità a vivere in coabitazione, che erano in possesso di un reddito sufficiente per pagare le rate di un mutuo per acquistare la casa. Attualmente i potenziali beneficiari sono anche più numerosi, ma sono di meno quelli in grado di ottenere un mutuo. L’andamento degli acquisti immobiliari è iniziato a diminuire nel primo anno di crisi (-23,7% nel 2008, con tassi di riduzione ancora più alti nei due anni successivi), tuttavia nel 2009, un anno in cui le compravendite sono state solo 75 mila (-31,8% rispetto al 2004), gli acquisti fatti dagli immigrati hanno inciso sul totale delle compravendite per il 10% a Torino, il 16% a Roma e il 23% a Prato, mentre a Milano l’incidenza è stata del 7,8% e a Bologna del 6,0%. Nel 2012 gli acquisti sono stati 47 mila e, rispetto ai 110 mila del 2004 (anno in cui Scenari Immobiliari ha dato l’avvio alla sua rilevazione), la diminuzione è stata del 57%. Nel 2013 le compravendite riguardanti gli immigrati sono scese ulteriormente a 40 mila unità, tanto più che i flussi degli ultimi anni sono maggiormente caratterizzati dall’ingresso in Italia per ricongiungimento familiare e per motivi d’asilo o umanitari e non per motivi di lavoro. Le minori risorse finanziarie a disposizione hanno anche indotto gli immigrati a ricorrere di meno alle agenzie immobiliari per evitare così di dover loro corrispondere la commissione. L’incidenza degli immigrati sul numero totale delle compravendite, che nel triennio 2006-2008 erano al di sopra del 15%, si aggira attualmente attorno al 10%.

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news