Immigrati irregolari, la crisi ha colpito duro: senza lavoro, in tanti finiscono in strada
MILANO - Hanno perso il lavoro, la casa e vivono di impieghi saltuari: per gli immigrati irregolari, in particolare per le donne, la situazione negli ultimi cinque anni è peggiorata drasticamente. È quanto emerge dal Rapporto "Cittadini senza diritti", ironicamente sottotitolato "Stanno tutti bene", del Naga, associazione che a Milano offre assistenza sanitaria e legale agli stranieri senza permesso di soggiorno. È un rapporto basato sull'analisi dei dati raccolti tra i 14.931 utenti che si sono rivolti per la prima volta all'ambulatorio dell'associazione, dal 2009 al 2013. E appare evidente come la crisi abbia colpito duro. Rispetto al 2008, anno del precedente Rapporto del Naga, tra le persone attive nel mercato del lavoro (quindi esclusi studenti e casalinghe), la percentuale di chi afferma di avere un'occupazione (ovviamente in nero) è passata dal 63% al 36% nel 2013. E tra le donne la riduzione è stata di oltre 30 punti percentuali. Sono invece in aumento i senza dimora: tra gli uomini si è passati dal 9,3% del 2009 al 18,2% del 2013 e tra le donne dal 7% al 13%. "Da quasi trent'anni incontriamo ogni giorno cittadini stranieri e siamo stati sempre colpiti dalla carica progettuale delle loro storie - sottolinea Luca Cusani, presidente del Naga, che ha presentato oggi il Rapporto -. Per la prima volta ora presentiamo un rapporto in cui raccontiamo una realtà recessiva".
Tra gli immigrati irregolari che hanno un lavoro, coloro che lo ritengono comunque stabile è pari al 25% mentre tale percezione nel 2008 era del 52%. Contemporaneamente sale chi si sente precario: dal 47% del 2008 al 69% del 2013. "Il rapporto restituisce una fotografia inedita dell'immigrazione irregolare - afferma Luca Cusani -. È una popolazione che sente più forte la crisi, che non ruba il lavoro agli italiani, ma che anzi lo perde facilmente, che scivola senza rumore nell'indigenza e spesso nella vita di strada, che sempre più spesso, infine, decide di abbandonare il Paese". (dp)