Immigrati, Juncker: "Grave errore aver fermato Mare Nostrum. Sì alle quote"
BRUXELLES - "Un grave errore aver fermato l'operazione Mare Nostrum. Ha causato perdite di vite umane". È il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, a parlare agli europarlamentari riuniti a Strasburgo, commentando i risultati del vertice straordinario della settimana scorsa sull'emergenza nel Mediterraneo. "Triplicare il bilancio Triton è stato solo un ritorno alla norma, è stato un errore lasciare sola l'Italia", ha continuato Juncker. Il lussemburghese ha anche aggiunto: "Dal Consiglio europeo sono arrivate risposte immediate, ma insufficienti", sembrando più in linea con le associazioni umanitarie che con gli Stati membri.
"Serve - ha indicato Juncker riferendosi alla nuova agenda europea in materia - che la nuova strategia dell'Europa sull'immigrazione includa un meccanismo di quote che superi la volontarietà. L'Europa deve fare la sua parte con azioni di solidarietà condivisa". Il presidente della Commissione si è schierato decisamente contro la chiusura del blocco navale. "Se si chiudono le porte è chiaro che la gente entra per la finestra. Dobbiamo lavorare a fondo per aprire le porte e agire sull'immigrazione in regola".
Presso l'Europarlamento da dove ha parlato Juncker, gli eurodeputati hanno approvato oggi una risoluzione che avalla i risultati del Vertice europeo e con cui chiedono quote nazionali per l'accoglienza dei profughi, più mezzi per Frontex oltre ad allargare il mandato dell'operazione Triton includendo anche le operazione di ricerca e soccorso in mare (search and rescue).
L'Eurocamera chiede alla Commissione europea di decidere quote obbligatorie da assegnare a ogni Stato dell'Ue per distribuire i richiedenti asilo e concedere visti umanitari considerando l'ipotesi di utilizzare la direttiva del 2001 sulla Protezione Temporanea. Tra le indicazioni che arrivano dagli europarlamentari c'è anche di lavorare con Europol e Eurojust per combattere gli scafisti e rinnovare l'appoggio all'Onu per far nascere un governo democratico in Libia e Siria. (GdP)