Immigrati, l'Italia all'Europa: "Grazie per Triton, ma ora non basta più"
BRUXELLES - Per come si sta palesando la situazione attuale nel Mediterraneo, Triton così com’è non basta. L’italia chiede che l’Europa rafforzi il suo impegno per gestire la crescita esponenziale dei flussi migratori non in maniera emergenziale ma con una prospettiva più a medio e lungo termine.
Questo il succo di una lettera che il ministro degli Esteri Gentiloni ha inviato ieri all’alto rappresentante per la Politica Estera Ue Federica Mogherini e al primo vice presidente della Commissione, l’olandese Frans Timmermans.
Fonti diplomatiche italiane spiegano che l’Italia non ha chiesto, per il momento, il cosiddetto Rabit (rapid border intervention teams), squadre di intervento aggiuntive per il controllo delle frontiere esterne inviate da Frontex in casi di emergenza e utilizzate solo una volta in precedenza, nel 2010 al confine terrestre fra Grecia e Turchia. L’Italia potrebbe chiedere delle navi supplementari per gestire meglio le migliaia di immigrati che stanno solcando in questi giorni il Mediterraneo, e il diplomatico non esclude che il Rabit possa essere ufficialmente richiesto nei prossimi giorni. La Commissione già ieri si era detta pronta ad aiutare il nostro paese, qualora l’Italia lo volesse.
“Il punto non è tanto se chiederemo o non chiederemo il Rabit - spiega la fonte - quanto piuttosto che ringraziamo l’Europa e i nostri partner Ue per aver concepito e reso operativa Triton, ma ora è evidente a tutti che questa operazione non basta più”.
E’ significativo che a inviare la lettera sia stato Gentiloni e non il ministro dell’Interno Angelino Alfano. La Mogherini ha previsto un incontro di tutti i commissari che hanno a che fare con affari interni, relazioni esterne e immigrazione. “In questo contesto - spiega il diplomatico - auspichiamo che l’alto rappresentante spinga perché l’Ue continui a considerare il tema dell’immigrazione come ad altissima priorità. Questo è importante sotto due punti di vista: per la sicurezza interna (in funzione antiterrorismo ma anche per la lotta al traffico e alla tratta di esseri umani) ed far fronte alle gravi esigenze umanitarie che l’ingente flusso di immigrati ci obbliga ad affrontare.
“Dobbiamo passare dalla gestione di un’emergenza alla gestione sostenibile di un fenomeno - siega il diplomatico - ed era intesa in questo senso l’iniziativa italiana del lancio del cosiddetto Processo di Carhoum, per la stabilizzazione del Corno d’Africa e per il dialogo con i paesi di origine e di transito degli immigrati”.
Intanto ieri sera Federica Mogherini ha incontrato a Madrid il capo della delegazione Onu in Libia, Bernardino Leon, e ha confermato la volontà dell’Unione Europea di intensificare la propria partecipazione al dialogo sotto egida Onu per mettere attorno a un tavolo tutte le parti in cause del conflitto nella regione. (Maurizio Molinari)