19 aprile 2015 ore: 19:42
Immigrazione

Immigrati, Migrantes: la più grave strage nel Mediterraneo

Per l'organizzazione "è vergognoso nascondersi dietro ai supposti costi di un’operazione per abbandonare a se stessi famiglie, giovani, donne e bambini alla morte"

Roma - "Sembra ormai delinearsi in queste ore che la tragedia dell’imbarcazione in viaggio dall’Egitto verso l’Europa, travolta dalle onde del Mediterraneo dopo essersi capovolta, si configura come la più grave strage nel Mediterraneo degli ultimi anni. Infatti, ai 950 morti dall’inizio dell’anno ad oggi, si sono aggiunti, secondo le tragiche conferme di queste ore, altre 700 vittime, che hanno perso la vita nel loro viaggio della speranza, in fuga da guerra e disperazione". E' il commento dell'associazione MIgrantes.

"La partenza dall’Egitto dell’imbarcazione fa presumere che la maggioranza provenisse dalla Siria, dalla Palestina, dal Bangladesh, dalla Somalia  dal’Eritrea: uomini e donne, ragazzi, giovani e bambini, famiglie, persone cristiane e di altre religioni in fuga dalla guerra e dalla disperazione. - si legge in una nota - Parafrasando la costituzione apostolica Gaudium et spes, a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, di fronte a queste ripetute tragedie  nate da un contesto internazionale segnato da guerre e povertà, “le nazioni sviluppate hanno l’urgentissimo dovere di aiutare le nazioni in via di sviluppo”. Un dovere di solidarietà che chiama in causa l’Europa, ma anche le organizzazioni internazionali come l’Onu, sollecitando tre azioni. Immediatamente ripetiamo la necessità di un’azione navale europea e internazionale  nel Mediterraneo, che sull’esempio di Mare nostrum, possa non solo limitarsi a presidiare i confini, ma a costruire veri e propri percorsi di salvezza, canali umanitari per le persone e i popoli in fuga".

Per la Fondazione MIgrantes "è vergognoso nascondersi dietro ai supposti costi di un’operazione per abbandonare a se stessi famiglie, giovani, donne e bambini alla morte. In secondo luogo, alimentare un piano sociale europeo che vada a rafforzare con risorse non solo l’accoglienza di chi chiede una protezione internazionale nelle sue diverse forme, ma valutando anche forme nuove di riconoscimento in tempi brevi, che permettano una circolazione e una tutela dei richiedenti asilo in tutti e 28 i Paesi europei. In terzo luogo ripartire da un’azione internazionale congiunta che abbia l’obiettivo della pace e della sicurezza  nel Nord Africa, nel Medio Oriente e nel Corno d’Africa, così che le persone, grazie anche a un efficace programma di cooperazione internazionale possano ricostruire il proprio Paese e avere il diritto di rimanere nel proprio Paese".

"L’Italia, con la sua storia straordinaria di solidarietà già dimostrata, nonostante la crisi che segna anche i giovani e le famiglie italiane, - conclude - non può rinunciare a condividere risorse per la tutela di un diritto e dovere fondamentale verso chi oggi disperato si mette in viaggio. Non si può sacrificare alla ragion di Stato o a ragioni politiche o elettorali il dovere della solidarietà, lasciando alla discrezionalità di organismi e istituzioni l’esercizio di tale dovere. Come comunità cristiana non si può indebolire il dovere dell’ospitalità di chi ci mostra in maniera rinnovata il volto sofferente di Cristo, “la carne sofferente di Cristo”, come ci ha ricordato più volte Papa Francesco, valutando con coerenza e coscienza di rafforzare una rete ecclesiale, sociale e familiare di accoglienza, segno anche di una sussidiarietà, fondamentale valore sociale".

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