Immigrati, sgomberato il campo di Ponte Mammolo. Medu: "E’ vergognoso"
ROMA - Duecento migranti che abitavamo nel campo della stazione di Ponte Mammolo a Roma si sono svegliati questa mattina circondati dalle ruspe. Sono soprattutto eritrei in attesa di ottenere lo status di rifugiato, ma ci sono anche ucraini, romeni e quattro famiglie sudamericane con bambini piccoli. La polizia sta distruggendo le baracche che per anni sono state le loro case.
“E’ uno sgombero vergognoso, fatto nel peggiore dei modi possibili - afferma Alberto Barbieri di Medu che è accorso sul posto -. I poliziotti hanno chiesto ai migranti di portare via tutto quello che avevano in dieci minuti. Ora stiamo negoziando con il Comune perché queste persone non sanno dove andare. Abbiamo paura che i posti nei centri d’accoglienza di Roma non siano sufficienti per accogliere tutti. Alcuni di loro sono scappati per paura e ora sono dispersi. Non ce ne andremo finché tutti non avranno una sistemazione adeguata”. Non sono mancate le tensione: i residenti hanno cercato alzate delle barricate per non far passare le forze dell’ordine e due signore anziane cardiopatiche si sono sentite male.
Per dieci anni il campo “La Comunità della Pace”, come veniva chiamato, è stato un punto di riferimento per i migranti che arrivavano a Roma e non avevano un alloggio. Dormivano anche in quattro in baracche di legno o di lamiera larghe pochi metri. Al centro della baraccopoli sorgeva una costruzione in muratura dove i richiedenti asilo cucinavano e dividevano i pasti. Non c’era acqua né luce. Con gli ultimi sbarchi, il numero dei migranti era raddoppiato.
Un lungo muro divideva la Comunità La Pace dalla parte dove fino ad oggi vivevano quattro famiglie del sud America, le prime a stabilirsi nel campo. “Per ora non sappiamo se lo sgombero ha riguardato anche loro”, afferma Barbieri, “sappiamo solo che alcuni di loro sono stati portati via”. A febbraio papa Francesco, in visita alla parrocchia di San Michele Arcangelo, ero venuto a trovare queste famiglie dell’Ecuador per vedere con i propri occhi come vivevano. Negli anni con fatica avevano costruito tre casette in muratura, piantato dei fiori e fatto la richiesta per la luce. Sono tutti in regola con i documenti e lavorano come domestiche o muratori. Tra di loro ci sono anche 4 bambini che vanno regolarmente a scuola e frequentano la parrocchia.