Immigrati, verso l'accordo su “Triton”? Intervista al direttore di Frontex
BRUXELLES – Come cambierà il controllo dell’immigrazione irregolare in Europa, quale sarà il futuro di Mare nostrum e come si evolve il progetto “Triton” (inizialmente denominata Frontex plus) di cui si è parlato a lungo nelle scorse settimane e su cui l’attenzione sembra ora drasticamente calata. Alla vigilia del consiglio di amministrazione di Frontex, previsto domani a Roma e a margine del quale si svolgerà un incontro con le autorità italiane, Gil Arias Fernandez, spagnolo, 55 anni, direttore esecutivo dell’agenzia europea per il controllo delle frontiere (che ha sede a Varsavia), accetta di rispondere alle nostre domande. Proprio a partire dalla nuova operazione che Frontex lancerà nei prossimi mesi.
box A che punto siamo con Triton?
A inizio settembre abbiamo cominciato a lavorare all’operazione. Abbiamo spedito una bozza di piano alle autorità italiane, al ministero dell’Interno principalmente ma anche alla Guardia di finanza e alla Guardia costiera. Domani a Roma speriamo di raggiungere un accordo definitivo sul piano operativo. Sui media si è detto che Triton partirà a novembre, e la cosa è stata anche ripresa da alcuni parlamentari europei, ma la data precisa ancora non la sappiamo né la possiamo decidere. Dipenderà molto da come continueranno le discussioni con le autorità italiane. Abbiamo poi avuto la disponibilità a collaborare anche da parte della marina maltese a certe condizioni, quindi dobbiamo valutare la portata di questa offerta. Inoltre ribadisco che Triton non sostituirà Mare Nostrum, se e quando Mare nostrum finirà dipende da una decisione delle autorità italiane e non da noi.
Gil Arias Fernandez |
Di che risorse dispone attualmente Triton?
Abbiamo una stima dei costi e delle risorse tecniche e finanziarie necessarie per l’operazione di circa tre milioni di euro al mese. Per quanto riguarda la disponibilità di mezzi, dipenderà dagli impegni presi dagli stati membri se arriveremo a questa cifra o no. Tenendo però conto che nelle operazioni Hermes ed Aeneas (quelle che Frontex già sta conducendo nel Mediterraneo n.d.r.) partecipano già fra i sedici e i diciotto stati membri, diamo per scontato che almeno lo stesso numero di paesi se non di più daranno la loro disponibilità per Triton. Una volta che avremo redatto il piano definitivo con le autorità italiane, chiederemo alla Commissione il budget necessario per il 2014. Siamo invece preoccupati che nel 2015 dovremmo ridimensionare l’operazione, se non ci verranno dati fondi extra da Bruxelles. Per ora la Commissione non ci ha detto quanto intende destinare a Triton, perché preferisce che Frontex e le autorità italiane presentino il loro preventivo per poi finanziarlo.
Si era parlato di fondi extra rispetto a questi circa tre milioni al mese, che la Commissione avrebbe a disposizione ma non sa se sbloccarli. Le risulta?
Penso sia improbabile che la Commissione finanzi più di quello che sarà la stima dei costi che faremo per Triton. Quello che potranno fare, invece, è stanziare ulteriori fondi per misure aggiuntive che coinvolgano ad esempio l’Italia. Una di queste misure potrebbe essere un rafforzamento dei pattugliamenti per evitare che alcuni pescatori tunisini recuperino i relitti delle imbarcazioni usate per il traffico degli immigrati, le riparino e ne permettano di nuovo l’utilizzo agli scafisti. Questa è un’attività che Frontex non può intraprendere, ma l’Italia sì.
Prima di tornare agli aspetti del finanziamento dell’operazione, quali sono i dettagli che ancora mancano per finalizzare il piano operativo di Triton?
Si tratta principalmente dei mezzi di cui Triton potrà disporre, quante navi, aerei ed elicotteri, di che tipo, se i mezzi debbano essere messi a disposizione dall’Italia o da altri paesi etc. Una volta che finalizzeremo questi dettagli, speriamo che avverrà domani, faremo una call per gli stati membri che avranno un paio di settimane per dare ufficialmente le loro adesioni. Verrà data una deadline ufficiale, ma ripeto daremo circa due settimane di tempo. Noi comunque abbiamo il sentore che non avremo problemi ad avere la partecipazione di molti paesi. A parte quelli che hanno già dato la loro disponibilità spontanea (Spagna, Germania, Francia e ovviamente Italia n.d.r) e Malta, di cui già parlavamo, ce ne sono molti altri pronti a farlo.
Leggi l’intervista integrale a Gil Arias Fernandez su RS, l’agenzia di Redattore sociale:
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