Immigrati, verso una filiera di smaltimento dei barconi?
Lampedusa, le barche degli immigrati
ROMA - "Le implicazioni di carattere ambientale connesse al fenomeno dei migranti, vanno inquadrate nel particolare contesto di fragilità dell'eco-sistema del Mediterraneo, già sottoposto, quale bacino semichiuso, a rilevantissime pressioni antropiche". Infatti l''area interessata dalle rotte dei barconi dei profughi "costituisce uno degli esempi più importanti per la biodiversità da un punto di vista internazionale. Non è un caso, infatti, che nel canale di Sicilia siano state individuate, più aree Ebsa (Ecologically or biologically significant marine areas), cioè aree più speciali e significative per gli aspetti ecologici e biologici". Un'area che presenta "particolare vulnerabilità”, dal punto di vista ambientale", quindi, con la "corrispondente esigenza di tutela, delle aree marine ricadenti nel Mediterraneo meridionale, interessate al fenomeno della migrazione di clandestini provenienti dalle coste nord-africane". Così Gian Luca Galletti, ministro dell'Ambiente, in audizione al Comitato Schengen nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui flussi migratori in Europa attraverso l''Italia. Ciò detto, "eventuali iniziative miranti alla ''distruzione” e all'affondamento in alto mare dei barconi utilizzati dai trafficanti per il trasporto dei clandestini, una volta concluse le operazioni di soccorso, debbono presentare, in ogni caso, oggettivi caratteri di eccezionalità ed essere comunque legate alla situazione contingente", avverte il ministro. Oltre a ciò, però, spiega Galletti, "è anche importante comprendere nella sua componente quantitativa il ''fenomeno” dei migranti che comporta l'abbandono, e il rischio concreto del loro affondamento, sia in mare aperto, cioè in acque internazionali, che lungo le coste nazionali, cioè in acque territoriali, dei battelli utilizzati".
Tema ambientale appare meno rilevante, ma non rinunciamovi. Certo, "mi rendo conto che dinanzi ad una tragedia di enormi proporzioni come quella dei migranti, con migliaia di perdite di vite umane, gli aspetti ambientali possano apparire meno rilevanti- rileva il ministro dell''Ambiente Gian Luca Galletti- tuttavia credo che la nostra forza, la forza delle nostre democrazie, della nostra civiltà sia quella di non rinunciare ai nostri valori. La tutela dell'ambiente per noi e soprattutto per le prossime generazioni è uno di questi valori. Sta a noi la capacità di difenderlo anche in presenza di una situazione inedita e gravissima".
Smaltimento dei barconi a livello internazionale. Per il ministro la creazione di una filiera per lo smaltimento dei barconi usati dai trafficanti di esseri umani per tutelare l'ambiente marino dal loro affondamento sic et simpliciter creando, magari, un reddito a chi vi operi sarà portato a livello internazionale, anche se i tempi non saranno brevi. "I tempi sono lunghi, nel senso che si tratta di un tema che dobbiamo porre in sede internazionale, e lo porremmo in quella sede", spiega Galletti. "Quando ho fatto la proposta della filiera l''ho chiamata appositamente filiera produttiva perchè non credo che sia solo un costo- aggiunge il ministro- oggi lo smaltimento dei rifiuti anche grazie alla possibilità di riciclare e riutilizzare gran parte del materiale può diventare un vero e proprio business". Chiaro, precisa, "che quella filiera deve essere implementata, forse inizialmente anche finanziata e deve essere supportata anche dal punto di vista amministrativo e burocratico" ma "credo possa diventare poi una filiera redditizia così come in tanti altri settori e parti del mondo con lo smaltimento delle navi". Oggi, conclude il titolare dell''Ambiente, "giustamente abbiamo parlato del tema emergenziale dei migranti e dell''emergenza umanitaria, come è giusto che sia", ma dobbiamo "anche incominciare a ragionare sull''emergenza ambientale"
Meglio rimorchiare e smaltire i barconi. "Se oggi - dice il ministro - decidessimo di smaltire queste navi nel punto più profondo del Mediterraneo andremmo immediatamente in infrazione comunitaria", commentando così negativamente la proposta dell'ammiraglio Felicio Angrisano della Guardia costiera di affondare i braconi dei trafficanti di esseri umani in un punto particolarmente profondo del Mediterraneo. "Qualsiasi cosa decidiamo dev'essere comunque concordata a livello europeo e internazionale, non possiamo agire al di fuori di un accordo Schengen preveda il coinvolgimento delle istituzioni europee ed internazionali", ricorda Galletti. Certo, conclude il ministro, "quello che preferisco è rimorchiare le navi nei porti e smaltirle, credo che noi in sede comunitaria dovremmo andare ad avanzare questa proposta perchè la trovo più consona al rispetto dell''ambiente".
"Credo che la rimozione fisica mediante affondamento immersione dei battelli alla deriva non possa che presentare caratteristiche di eccezionalità e contingenza e che il ricorso a tale prassi non possa che essere decisa e avallata preventivamente a livello europeo e internazionale, proprio perché configura la violazioni di normative nazionali, europee e trattati internazionali". Ciò detto, "l'unica strada percorribile per evitare che i battelli abbandonati a se stessi, dopo aver tratto in salvo i migranti in acque non territoriali, possano rappresentare un rischio per la navigazione o per l'ecosistema marino in caso di affondamento, o venire al limite riutilizzati dagli scafisti, è quello di trainarli presso la costa con appositi rimorchiatori dedicati per poi assoggettarli, una volta definitone lo status proprietario, alla luce degli usi e delle consuetudini internazionali, alle operazioni di recupero e smaltimento".
In tale eventualità "non sarebbe scorretto parlare di dare vita a una filiera produttiva che possa garantire uno smaltimento corretto e non inquinante dei barconi stessi sulle coste siciliane- ribadisce Galletti- con l''avvio di una esperienza cantieristica che una volta superata la fase emergenziale potrebbe proseguire creando lavoro, professionalità e sviluppo in una terra segnata dalla crisi e dalla disoccupazione". Tale operazione "andrebbe ricompresa nell'ambito delle iniziative complessivamente varate per l''emergenza profughi, e quindi svolta con il contributo economico dell''intervento internazionale essendo parte integrante del fenomeno che si intende fronteggiare", spiega Gian Luca Galletti, ministro dell''Ambiente. Con la soluzione prospettata "si potrebbe così da un lato operare un corretto ''fine vita'' di queste imbarcazioni, peraltro provvedendo al recupero dei materiali riciclabili e riusabili, e dall''altro, nell''immediato e finché duri l'emergenza, innescare un sorta di ristoro economico per la Sicilia- auspica il ministro- che in questi anni ha mostrato straordinaria capacità di accoglienza dando una prova di grande umanità e civiltà che dovrebbe essere d'esempio in Europa". (DIRE)