Imprenditori stranieri, crescono i conti correnti: 1 su 3 intestato a donne
ROMA - Si rafforza sempre più l'imprenditoria straniera in Italia. L'evoluzione del processo di inclusione finanziaria dei cittadini immigrati, che va di pari passo con il processo di integrazione nel Paese, non si è arrestata durante la fase di debole congiuntura economica. E' quanto emerge da un'indagine dell'Osservatorio Nazionale sull'Inclusione Finanziaria dei migranti, secondo la quale negli ultimi tre anni i conti correnti intestati alle piccole imprese gestite da stranieri sono aumentati del 42%. Bangladesh, Pakistan, Cina e India le comunità con gli incrementi più consistenti, mentre un conto corrente su tre è intestato a donne. Pari al 4,2% del numero complessivo di correntisti immigrati, nel 2013 sono circa 105.500 i piccoli imprenditori immigrati titolari di un conto corrente.
Prima esperienza nel panorama italiano ed europeo, l’Osservatorio è un progetto pluriennale nato dalla collaborazione fra l’Abi e il ministero dell'Interno ed è gestito dal Centro Studi di Politica Internazionale (Cespi). Dal rapporto, presentato alla giornata conclusiva del Forum Csr 2014 organizzato dall'Abi sui temi della responsabilità sociale, emerge che la popolazione straniera è sempre più attiva nel lavoro autonomo e nella piccola e media imprenditoria. Tendenza confermata dalle stime di Unioncamere secondo cui nel 2013 le imprese a guida straniera sono aumentate di circa il 5% in un anno contribuendo a mantenere il bilancio anagrafico positivo di tutto il sistema imprenditoriale italiano e producendo una ricchezza di circa 80 miliardi di euro, il 5,5% della ricchezza nazionale nel 2011.
Territorialità e nazionalità. In termini di distribuzione geografica si conferma, anche per quanto riguarda l’attività imprenditoriale, una maggiore concentrazione di conti correnti presso filiali bancarie nel Nord Italia (63%); il 30% dei correntisti imprenditori sono concentrati nel Centro, il 7% al Sud (in crescita rispetto al 5,5% rilevato nel 2010), dati che vanno letti con la distribuzione della popolazione immigrata sul territorio italiano concentrata per l’85% al nord e che conferma una maggiore vivacità imprenditoriale delle regioni centrali e soprattutto meridionali se si considera l’incidenza del segmento small business sul totale dei conti correnti intestati ai cittadini migranti. Rispetto all’incidenza del segmento imprenditoriale sul totale dei conti correnti intestati a cittadini immigrati, emerge la comunità asiatica col 9% a fronte di una media del 4,9%. In rapporto alla nazionalità, nel rapporto con le banche, l’indagine evidenzia la maggiore vivacità delle comunità di imprenditori originari da Cina, Egitto, Pakistan, Macedonia e Bangladesh.
Ma quanti sono i conti correnti e postali intestati a cittadini immigrati? Dall'ultimo rapporto dell'Osservatorio emerge che sono oltre 2,5 milioni i conti correnti presso banche e banco posta intestati a cittadini immigrati delle 21 nazionalità considerate dall'Osservatorio a dicembre 2013. In termini percentuali, possiamo dire che l’88% degli immigrati residenti ha un conto da noi.
L’impresa "evoluta". Oltre all’evoluzione del segmento small business nel portafoglio delle banche, l’indagine è interessata a comprenderne il fenomeno tramite l’analisi delle imprese condotte da cittadini stranieri presenti in quattro territori campione (Milano, Bergamo, Brescia e Roma). Dal rapporto emerge che in un campione di oltre 58.000 imprese a titolarità immigrata nei quattro territori d’indagine, quasi 1.500 (il 2,5%) sono risultate appartenere alla categoria evoluta. Hanno cioè una dimensione superiore alle 15 unità di dipendenti, fanno investimenti in ricerca e sviluppo, sono in prevalenza società di capitali, operano con l’estero, a volte in partnership con imprenditori italiani, esportano made in Italy. Rispetto ai dati di sistema, indice di un rapporto sempre più solido con la banca è la titolarità dei conti correnti con un’anzianità superiore ai 5 anni che mostra una crescita significativa negli anni: dal 16,3% del 2010 al 37,4% del 2013.
L’imprenditoria migrante femminile. Significativa, infine, è la crescita dell'imprenditoria al femminile, che pesa quasi il 31% sul segmento small business a titolarità immigrata (era pari al 27% nel 2012). Rapporto che sale al 70% per la comunità ucraina, al 60% per quella filippina e polacca, al 46% per la comunità cinese. In riferimento al territorio di insediamento, l’imprenditoria femminile si concentra soprattutto al Sud (44%).