Impronte ai migranti, "conciliare l'esigenza d'identificazione con la tutela delle persone"
ROMA - La circolare del ministero dell'Interno sul fotosegnalamento dei migranti è "molto civile e soprattutto è una cosa alla quale non potevamo non metter mano perché da tempo l'Europa si dichiarava molto infastidita dal fatto che le persone riuscissero a circolare tranquillamente negli altri paesi". Ma l'allarme lanciato dalle associazioni sul possibile uso di metodi coercitivi e sui problemi relativi all'aumento delle persone che avranno diritto all'accoglienza "è un problema che esiste e che stiamo monitorando". Lo sottolinea il sottosegretario Domenico Manzione, a margine di un convegno oggi al Senato, sul tema dell'apolidia.
"Nell'ipotesi di fotosegnalamento volontario, cioè quando il migrante decide di farsi prendere le impronte il problema non si pone, ma nel momento in cui qualcuno oppone resistenza bisogna conciliare l'esigenza di identificazione, che comunque rimane, alla tutela massima delle persone - spiega Manzione -. L'Idea è di una limitazione ragionevole degli eventuali diritti dei soggetti: per esempio bisogna evitare di ricorrere ai centri di identificazione, tranne quando non ci siano ragioni ulteriori, e di creare la dispersione dei nuclei familiari. Dobbiamo quindi cercare di individuare tutte quelle metodiche che prevedono una compressione minima dei diritti dei singoli. Stiamo lavorando per monitorare tutto questo".
"E' inoltre evidente che questo produrrà un aumento di persone da accogliere - conclude Manzione - stiamo lavorando per rafforzare il sistema di accoglienza, ma il problema non è tanto quello dei numeri ma quello della ricettività in termini di integrazione. Bisogna, infatti, verificare la tenuta dei territori ospitanti per evitare forme di reazione controproducenti". (ec)