In attesa del permesso di soggiorno: chi sono i migranti iscritti all’Università
BOLOGNA - Abraham viene dalla Nigeria. Nel 2010 si è laureato in Contabilità alla Delta State University di Abraka, zona prossima al Delta del Niger. Subito dopo è entrato a far parte del National Youth Service Corp, il servizio civile nigeriano, dello stato del Benué. Nel 2012 ha collaborato con il Servizio di sviluppo di Comunità di Shorov e con il programma di lotta all’Aids e alla malaria, oltre che con altre campagne di prevenzione delle malattie, come facilitatore MDGs, gli Obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite. “Per il mio impegno, nel luglio del 2012, ho ricevuto lo State Honour Award, me l’ha consegnato il governatore dello stato del Benué, Gabriel Susan. Nello stesso anno mi ha assunto Meganet Nigeria, un’azienda che si occupa di costruire siti Internet e app. Ero economicamente stabile, la mia vita procedeva al meglio. Poi tutto si è rivoltato contro di me”.
Abraham, racconta, ha lasciato il suo Paese perché si sentiva in grande pericolo, ed è partito alla volta dell’Italia in cerca di protezione, di libertà di movimento, di una vita sicura. A Ferrara è stato accolto dalla Cooperativa sociale Camelot - Officine Cooperative, che gli ha fatto presente la possibilità di iscriversi ai corsi dell’Università di Bologna: “Ho pensato fosse l’occasione giusta per proseguire gli studi iniziati in Nigeria: ora sto frequentando i corsi singoli della laurea magistrale in Economia e management della salute dell’Alma Mater. Mi piace il programma del corso, e il sogno che avevo da bambino sta diventando realtà: diventare un esperto e un consulente di salute pubblica, per poter, chissà, ricoprire un giorno un ruolo a livello internazionale”.
Abraham è solo uno dei ragazzi in attesa del permesso di soggiorno per asilo politico o umanitario iscritti ai corsi singoli dell’Università di Bologna. L’ateneo cittadino, infatti, su invito della Commissione Europea, ha approvato una misura che permette l’iscrizione ai corsi singoli degli studenti richiedenti protezione internazionale, costretti a interrompere il proprio percorso formativo perché perseguitati o in fuga da zone di guerra, con esonero totale dei contributi per l’anno accademico 2015/2016. “Sono 20 gli ammessi ai corsi singoli, scelta obbligatoria perché immatricolati ad anno iniziato – spiega Alessandra Scagliarini, prorettore per le relazioni internazionali –, nella maggior parte dei casi si tratta di ragazzi dell’Africa subsahariana. Tra chi di loro sceglierà di iscriversi al prossimo anno accademico, il 2016-2017, ne selezioneremo 5 a cui sarà assegnata una borsa di studio”. In pratica, tutti coloro che lo vorranno potranno iscriversi senza pagare le tasse, ma in 5 potranno godere di questa forma di sostentamento. Intanto, l’università sta seguendo altri ragazzi in attesa dello status di rifugiato pronti a iscriversi ai corsi singoli in partenza: “Insieme con il ministero degli Affari esteri, Prefettura, Comune, cooperative – come Camelot – stiamo lavorando per semplificare le procedure di riconoscimento dello status di rifugiato. Siamo orgogliosi di essere capofila di questo invito della Commissione europea”, sottolinea Scagliarini.
I più gettonati dai ragazzi in attesa di permesso di soggiorno sono i corsi internazionali, in lingua inglese: Business and Management, Ingegneria, lingue. Corsi, insomma, in area economico-sociale.
“Ho studiato alle superiori e nel frattempo ho iniziato a lavorare nel settore del credito. Per questo voglio continuare i miei studi in economia – racconta Patrick Henneh, 18 anni, scappato dal Ghana e arrivato in Italia 10 mesi fa –. Frequenterò alcuni corsi del Clef, la laurea internazionale Unibo in Economics and Finance: studierò Macroeconomics, Economic History, Foundations of Law. Il Ghana e molti Stati africani hanno gravi problemi economici: ho scelto questi studi anche con la speranza di poter dare una mano, in futuro, per aiutare il mio Paese di origine”.
Sulayman e Abdel, invece, hanno scelto le lingue: “Alle superiori mi sono specializzato in lingua inglese e scienze e da poco ho ottenuto anche un diploma di italiano - spiega Sulayman Bah, 24 anni, originario del Gambia -. Nel mio Paese ero coinvolto in alcune attività di sostegno al partito di opposizione e sono finito ricercato da alcuni agenti del governo: la mia vita era in pericolo e sono dovuto scappare. Adesso voglio continuare a studiare: il mio sogno è trovare lavoro come mediatore linguistico”. Abdel Akim, invece, originario del Marocco, ha 30 anni ed è arrivato in Italia 6 mesi fa: ha studiato lingue a Fez e aveva un lavoro nel settore alberghiero, a contatto con i turisti. Quando, per una disputa locale, si è ritrovato in pericolo di vita è fuggito in Libia. Era il novembre del 2014: “Ho provato a restare in Libia, ma la situazione peggiorava giorno dopo giorno. Ho vissuto lì 6 mesi, ma non era possibile rimanere oltre. Così sono scappato, via mare. Siamo stati quattro giorni in una barca con 750 persone a bordo”. A Bologna Abdel continuerà i suoi studi in lingue straniere: “Parlo l’arabo, il francese, l’inglese e sto imparando l’italiano. Ogni giorno annoto su un foglietto le parole nuove che sento e la mattina dopo le ripasso”. Per ora studierà letteratura inglese e linguistica araba, poi si vedrà: “Amo imparare nuove lingue e amo studiare. Voglio cominciare una nuova vita e dimenticare i giorni bui e so bene che lo studio e la conoscenza sono un aiuto fondamentale in questa direzione”. (Ambra Notari)