In Italia 1,2 milioni di persone con demenza: "Cambiare cure e cultura"
MILANO - In Italia le persone affette da demenza sono 1,2 milioni. Per loro e i familiari che li assistono, si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata dell'Alzheimer. "È giunto il momento di cambiare la cultura dell’assistenza: qualità di vita e dignità della persona vanno al primo posto”, afferma Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia, alla quale aderiscono 47 associazioni che si occupano della malattia. Lo spunto per questa richiesta di cambiamento nell'assistenza ai malati, viene dal Rapporto mondiale Alzheimer, in cui si sottolinea, tra le altre cose, che un'eccessiva specializzazione medica nelle cure non risponde in pieno ai bisogni delle persone. Potrà sembrare paradossale, ma "l’assistenza alle persone con demenza soprattutto da parte di medici specialisti costituisce una barriera fondamentale al progresso" sottolinea la Federazione Alzheimer Italia in un comunicato stampa. In realtà, oltre al personale specializzato andrebbe coinvolto maggiormente anche personale generico, i medici di base, il volontariato. Questo permetterebbe di ridurre i costi di assistenza e liberare così risorse per riuscire a curare più persone. In futuro, infatti, i malati saranno sempre di più e c'è il rischio che non ci siano abbastanza fondi.
"Il maggiore coinvolgimento di personale non specializzato nell’assistenza di base può liberare le capacità di soddisfare la crescente domanda di assistenza, e ridurne il costo individuale fino al 40% - aggiunge la Federazione Alzheimer Italia citando i dati del rapporto mondiale -. I servizi di assistenza di base, per assumere questo ruolo, devono essere rafforzati e sostenuti dagli specialisti. La disponibilità di nuovi trattamenti è cruciale per garantire equità e giustizia sociale ai due terzi delle persone con demenza che vivono nei paesi con scarse risorse".
"Il Rapporto mondiale sottolinea inoltre che l’assistenza deve essere olistica, continua e integrata, con particolare attenzione alla qualità di vita delle persone con demenza e di chi se ne prende cura, e un monitoraggio esplicito di processi e risultati", ricorda la Federazione Alzheimer Italia. Per questo dovrebbero essere finanziati studi sul rapporto costi/benefici della presa in carico e della gestione del singolo caso, sulla possibilità di evitare o abbreviare i ricoveri ospedalieri non indispensabili, sui vantaggi e rischi di una pianificazione dell’assistenza all’avanguardia e sull'approccio alle cure palliative. (dp)