In nome del decoro e della sicurezza, le stranezze delle ordinanze antidegrado
MILANO - Il sindaco di Como, Mario Landriscina, è finito nell'occhio del ciclone per la sua ordinanza che vieta, sotto Natale, di chiedere l'elemosina e di bivaccare nel centro della città. Ma non è certo l'unico sindaco ad aver emanato ordinanza a tutela del decoro. Secondo un monitoraggio dell'Anci tra i 111 capoluoghi di provincia, sono 7 quelli che possono vantare provvedimenti analoghi, guidati da sindaci sia di sinistra che di destra. Ordinanze figlie del decreto sicurezza (n.14 del 20 febbraio 2017) del ministro dell'Interno, Marco Minniti.
Il sindaco di Bergamo, nonché candidato del centrosinistra alle prossime elezioni regionali, Giorgio Gori è stato uno dei primi a vietare in alcune zone della città (la stazione ferroviaria, Bergamo alta, il centro Piacentiniano e i parchi) l'accattonaggio molesto e il bivacco, inserendo le nuove disposizioni nel regolamento di polizia locale. L'ex ministro della Giustizia e ora sindaco di Benevento, Clemente Mastella, si è invece limitato a vietare l'accattonaggio molesto, ma con una seconda ordinanza ha vietato la prostituzione, prevedendo multe sia per le prostitute che per i clienti. A Pisa, il sindaco Marco Filippeschi (centrosinistra) nella sua ordinanza ha specificato, tra l'altro, che sulle panchine è possibile sedersi ma non sdraiarsi. A Lecco, Virginio Brivio (centrosinistra) bandisce qualsiasi forma di elemosina, visto che vieta "ogni forma di accattonaggio, sollecitare o richiedere danaro o altra utilità economica". Ordinanze antidegrado sono state emanate anche dai sindaci di Biella (Marco Cavicchioli, centro sinistra) e Potenza (Dario De Luca, centrodestra). A Bologna, il primo cittadino di centrosinistra, Virginio Merola, ha invece applicato direttamente il decreto Minniti comminando 10 daspo (ossia divieto di accedere ad un luogo) ad altrettanti senza dimora.
Complessivamente le ordinanze figlie del decreto sicurezza emanate dai capoluoghi di provincia sono 220. Ben 150 sono le cosiddette “antivetro e lattine”, con divieto di vendita e asporto, emesse in occasione di singoli eventi (partite di calcio, concerti, feste patronali, festival) organizzati soprattutto nel periodo estivo. Altre 49 ordinanze sono “antimovida/antialcol” (divieto consumo al di fuori del locale). E non mancano alcune stranezze o curiosità. Come a Frosinone, Udine e Benevento, dove, in occasione di eventi particolari, è stato vietato bere vino ma concessa la birra, visto che era proibito vendere bevande con alcol superiore a 5 gradi. A Catanzaro il sindaco in 24 ore prima emette e poi ritira – dopo la sollevazione popolare - un’ordinanza che vietava le attività ludiche di qualsiasi genere in strada, quindi anche ai bambini. (dp)