In pista con Valentina Petrillo, atleta transgender: “Ma non abbiamo gareggiato alla pari”
Sanulli (argento), Petrillo (oro) e Neumann (bronzo) sul podio dei 200 metri femminili ai campionati italiani master di Arezzo, fascia 45-49 anni, ottobre 2020
Campionati italiani master di Arezzo, fascia 45-49 anni, ottobre 2020. Sul gradino più alto del podio dei 200 metri femminili, Valentina Petrillo. Argento per Cristina Sanulli, bronzo per Denise Neumann, le due atlete che, nel passato recente, si erano sempre spartite titoli e record. Due campionesse della categoria sconfitte, per la prima volta, da Petrillo che, se a novembre ha gareggiato come Valentina, a luglio correva come Fabrizio. Valentina Petrillo, infatti, è un’atleta transgender. Napoletana classe 1973, nel 2018 ha intrapreso la terapia ormonale per il cambio di sesso, diventando di fatto la prima atleta transgender a gareggiare con le donne, anche se non è operata e sulla carta d’identità c’è ancora scritto Fabrizio. Per Fispes, Cio e World Para Athletics, avendo una concentrazione di testosterone sotto i 5 nanomoli, può gareggiare nelle categorie femminili. Un passaggio storico di cui sono state protagoniste involontarie anche Sanulli e Neumann: “Abbiamo scoperto che Petrillo avrebbe corso con noi al giovedì, la gara era la domenica. Conoscevamo la sua storia, ci siamo informate in rete e abbiamo visto alcuni suoi video su YouTube. Fisicamente ci è subito sembrata molto forte, ma siamo rimaste concentrate sulla nostra gara. Di persona ci siamo viste una mezz’oretta prima della gara, e siamo rimaste sorprese: la struttura fisica di Valentina è molto diversa dalla nostra. Abbiamo capito che non sarebbero stati 200 metri facili”.
Chi sono Cristina e Denise
Cristina Sanulli, 48 anni, è di Cesena. Ha cominciato con l’atletica a 13 anni e non ha mai smesso, tranne qualche mese in occasione della maternità. I risultati migliori sono arrivati a 42 anni, sui 100, 200 e 400. Da qualche tempo allena ragazzi e master: “Mi alleno 5 o 6 volte a settimana, in base al periodo, per un paio d’ore. Gareggio nelle gare master ma anche negli assoluti, riesco a ottenere parecchie soddisfazioni”. La storia di Denise Neumann è diversa: milanese, dopo 16 anni di calcio femminile, la scelta di fermarsi dopo un brutto infortunio: “Non potendo rientrare, ho scelto di dedicarmi all’atletica, la mia passione da giovanissima. Ho cominciato nel 2008, a 37 anni. Nonostante la mia poca esperienza, riesco a raggiungere buoni risultati, sia a livello nazionale, sia internazionale. Corro i 60, i 100 e i 200. Mi alleno tre volte a settimana per 2 ore. Come Cristina, affronto sia gli assoluti sia i master”. Sanulli e Neumann, da anni, sono tra le migliori della loro categoria: “Corriamo come master soprattutto a livello internazionale, ma negli assoluti ci difendiamo anche a livello regionale”, spiegano.
"La sensazione di non aver gareggiato alla pari"
A metà ottobre hanno preso parte, ad Arezzo, ai Campionati italiani master, fascia 45-49. Neumann e Sanulli, il sabato, hanno corso sui 100 e per la staffetta 4x100, classificandosi prima e seconda. La domenica, la gara dei 200, l’unica a cui ha partecipato anche Petrillo. “Quando ho visto la sua struttura fisica – racconta Sanulli – sono rimasta colpita. Non me l’aspettavo così”. “La sua struttura fisica – spiega Neumann – è maschile. L’altezza, la larghezza di spalle e bacino, il livello muscolare erano diversi dai nostri. A livello internazionale capita di incontrare avversarie – soprattutto tra le americane – grandi e potenti, ma con Valentina l’impressione è stata un’altra. Come detto, ho giocato a lungo a calcio, incrociando i tacchetti con atlete anche molto mascoline. Ma mi sentivo alla pari, sensazione che non ho mai percepito quando, in campo, giocavamo contro uomini che, per quanto scarsi, hanno una stazza e una potenza superiori. Sensazione che non ho percepito nemmeno ad Arezzo, contro Valentina”. “Condivido – aggiunge Sanulli –: non mi sono sentita di avere gareggiato alla pari. Era la mia gara, l’obiettivo della stagione. La preparavo da tempo, volevo vincere. È innegabile: l’amarezza c’è”.
"Valentina mi ha commossa, ma la questione tecnica va approfondita"
La vittoria di Valentina Petrillo ha fatto il giro dei media e dei social. La foto del loro podio anche: “Noi siamo molto minute – ammettono Neumann e Sanulli –, la diversità fisica è evidente”. Come sempre avviene, il mondo dei social si è diviso, tra chi ha letto in questa vittoria un passo storico verso la piena affermazione dei diritti delle persone transgender e chi, invece, l’ha intesa come un’ingiustizia, tanto da contestare le stesse Sanulli e Neumann per essere comunque salite sul podio: “Noi siamo sportive – taglia corto Sanulli – e, da sportive, siamo salite con lei sul podio. Non era quello né il momento né il luogo di fare polemica”.
“Quando Valentina ci ha abbracciato, sul podio, ho sentito la sua emozione – ricorda Neumann –, mi ha commossa. Sapeva di avere raggiunto un obiettivo importante, finalmente arrivato dopo un percorso difficile, doloroso e, lo penso davvero, estremamente coraggioso. Però, in pista, si deve parlare di sport, di prestazioni, di struttura fisica, di potenza, ed è chiaro che non possiamo essere messe alla pari. Attenzione: non si tratta di preconcetti o pregiudizi, abbiamo molto rispetto della sua scelta. Si tratta di evidenza: per le federazioni i livelli di testosterone sono adeguati. Ma se a luglio correva con gli uomini e a ottobre con le donne, la questione va approfondita: avrà meno forza – e infatti anche il suo risultato ad Arezzo non è stato esaltante – ma la struttura fisica è comunque diversa dalla nostra. Onestamente, non ci sembra giusto che la decisione sia legata solo a una questione ormonale. È un po’ quello accade per gli atleti con le protesi: capire che tipo di vantaggio possano dare è una valutazione complessa. L’impressione è che, in nome di una parità a tutti i costi, si tralasci l’aspetto tecnico”.
La richiesta di Neumann e Sanulli è di rivedere i criteri per l’ammissione delle atlete transgender alle gare femminili: “Un’idea potrebbe essere quella di ammetterle, ma non ai fini della classifica. Non è facile, lo capiamo. Cosa faremmo se dovesse ripetersi una situazione simile? Difficile dirlo. Diciamo che è successo e l’abbiamo accettato, ma non dovrebbe più ripetersi”.