Inaugurato nido alla Dozza. La direttrice: “Nessuno vuole vedere bambini in carcere, ma la legge lo prevede”
Gli spazi comuni della 'sezione' nido in Dozza
BOLOGNA - “L’augurio che voglio fare a questa struttura è che venga utilizzata il meno possibile. Speriamo che presto ci siano norme che la rendano non più attuale, e che dunque possa essere definitivamente superata. Tra nidi e Icam, negli istituti italiani ci sono 31 bambini e 27 mamme: l’auspicio è che presto si sancisca che un bambino non possa, nella maniera più assoluta, stare in carcere”. Gianfranco De Gesu, Direttore della Direzione generale dei detenuti e del trattamento del Dap – appena nominato capo della commissione ispettiva nel carcere di Santa Maria Capua Vetere – è intervenuto così alla cerimonia di inaugurazione della ‘sezione’ nido – di fatto non è una vera e propria sezione, è una parte della sezione femminile – alla casa circondariale di Bologna.
Due camere detentive con letto e culla, seggiolone e un tavolino. Spazi comuni – una sala gioco e una cucina – arredati con seggioline, giochi, peluche, cassettiere. Una televisione e un lettore donati da Paola e Marino Golinelli, tappetti colorati, lo scivolo e i giochi fuori, in giardino, i muri di cinta colorati come fossero un bosco stilizzato. Le porte delle camere detentive e le sbarre alle finestre sono colorate di giallo. Il nido, inaugurato oggi, sarà attivo dal prossimo settembre. Potrà ospitare al massimo due madri detenute con figli di massimo 3 anni: questi mesi estivi saranno sfruttati per costruire progetti ad hoc “che mettano al centro la diade madre/bambino”, spiega Gloria Manzelli, Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria. Che aggiunge: “Il carcere, per un bambino, è un danno enorme. Con questi spazi vogliamo provare a ridurlo. A oggi la legge prevede che dove ci sono sezioni femminili ci siano i nidi, ed è quello che abbiamo fatto”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Claudia Clementi, direttrice dell’istituto penitenziario: “Nessuno vuole vedere bambini in carcere, ma la legge lo prevede. Abbiamo realizzato uno spazio il più possibile adeguato alle esigenze dei bambini, fino a oggi accolti in camere detentive comuni, sicuramente inadatte”. Insieme con i servizi sociali del Quartiere Navile e le associazioni di volontariato già presenti in carcere, l’obiettivo, ora, è individuare le opportunità che possano permettere ai minori di godere dei loro diritti, inclusi quelli alla socialità e all’istruzione (per esempio permettendo loro di frequentare i servizi scolastici comunali 0-3).
Tra i presenti all’inaugurazione, il garante comunale dei detenuti Antonio Marighelli. Assenti, invece i garanti regionali dei detenuti (Marighelli) e dell’infanzia (Garavini). “Abbiamo comunicato che non saremmo andati – spiegano –. La nostra posizione è chiara e nota: i bambini non devono stare in carcere. Non crediamo alla formula nido: si tratta sempre di carcere”.
Ieri, intanto, anche la Camera Penale di Bologna si era detta contraria alla scelta di aprire il nido: “La presenza di bambini nelle strutture detentive costituisce un gravissimo paradosso del nostro sistema. Si costringono minori innocenti a vivere i primi anni della loro vita in un carcere, proprio gli anni fondamentali per la loro crescita, come dimostrato dallo sviluppo delle neuroscienze. Attualmente le norme a tutela dell’infanzia esistono già e sono enucleate dalla L. 62/2011 e dal cd. decreto Severino dell’8 marzo 2013, che prevedono il collocamento delle detenute madri, in custodia cautelare o in espiazione di pena definitiva, nelle case-famiglia protette, insieme ai loro bambini, precisandone i requisiti e chiedendo di evitare in toto l’ingresso dei bambini in carcere […] L’auspicio è volto a valorizzare l’esperienza delle case-famiglia protette, vera soluzione al problema, che permette al bambino di andare a scuola, accompagnato dalla propria mamma e di perseguire una vita molto simile a quella di una famiglia normale. Ed è in tale direzione che la Camera Penale di Bologna Franco Bricola, unitamente al proprio Osservatorio diritti umani, carcere e altri luoghi di privazione della libertà, si esprime a gran voce per dire ‘no ai bambini in carcere,” pur riconoscendo lo sforzo di abbellire quelle pareti riservate all’asilo nido che immaginiamo intrise, metaforicamente, dalle lacrime di bambini senza colpa, che mai nessun reato possono aver commesso”.