10 ottobre 2018 ore: 14:14
Disabilità

Incentivi ai medici Inps che annullano prestazioni, “una scelta che può scatenare astio”

Alfredo Petrone (settore Inps della Fimmg): “Medici fiscali e convenzionati esterni obbediscono solo a metodologia medico legale, normativa di riferimento e propria deontologia: nessuno riduce una prestazione per interessi personali. Si rischia di alimentare astio verso operatori sanitari”
Sanità, stetoscopio in primo piano, medico - SITO NUOVO

ROKMA - "E' impensabile che un medico fiscale riduca la prognosi per avere un incentivo economico. E anche solo insinuare questo sospetto rischia di accrescere l'onda di astio che si sta verificando sotto forma di violenza nei confronti degli operatori sanitari”: così Alfredo Petrone, segretario nazionale del settore Inps della Fimmg (Federazione italiana medici di Medicina generale) commenta la notizia, circolata in queste ore ma contenuta già da marzo nel Piano della performance 2018-2020 dell'Inps, che prevede appunto incentivi economici per i medici che riducano o annullino prestazioni per malattia o invalidità

Precisa Petrone che “i medici fiscali, addetti al controllo dei lavoratori in malattia e i medici convenzionati esterni, rappresentati dal settore Inps della Fimmg, non sono direttamente interessati dagli incentivi, che non previsti (né mai lo saranno) nel loro contratto”. La “popolazione” dei medici dell'Inps è composta da “circa 1.200 medici fiscali, circa 1.000 medici convenzionati esterni e meno di 500 medici Inps strutturati. Sono soprattutto i medici convenzionati esterni a comporre le commissioni valutatrici: mi pare una follia anche solo pensare che uno di questi medici possa ridurre una prestazione per fare un piacere al proprio dirigente medico legale il quale, in quanto dipendente, può essere destinatario degli incentivi previsti nella Determinazione”.

box Petrone tiene a precisare e assicurare che “i medici convenzionati formulano giudizi dettati solo dalla metodologia medico legale, dalla normativa riferimento e dalla propria deontologia: nessuno di loro accetterebbe mai un incentivo economico che potesse anche lontanamente essere collegato alla revoca di una prestazione assistenziale o previdenziale. Il nostro primo dovere è tutelare il cittadino malato o invalido: porre come obiettivo di risultato, per esempio, la riduzione prognostica è per noi una misura inaccettabile, di cui chiediamo la revoca, anche se non ci tocca direttamente”. 

Preoccupano infatti soprattutto le possibili ricadute che la scorretta interpretazione di questa misura potrebbe avere sull'immaginario collettivo. “Viviamo in un periodo in cui si sta evidenziando un astio diffuso nei confronti degli operatori sanitari, che in alcuni casi è sfociato in drammatici atti di violenza: una notizia del genere, che la popolazione tende a filtrare poco, rischia di alimentare questo clima di sospetto e talvolta purtroppo di odio. E' particolarmente importante quindi oggi ricordare e garantire che noi agiamo solo ed esclusivamente nell'interesse e in difesa del cittadino disabile e del lavoratore malato: è inaudito e offensivo pensare che un incentivo economico possa condizionare in qualche modo il nostro operato”. (cl)

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