Inclusione scolastica, la Camera approva il decreto
Il provvedimento integra e corregge il decreto attuativo della “Buona scuola” che doveva entrare in vigore a gennaio scorso. Ecco cosa cambia
ROMA – E' stato approvato martedì sera in commissione Cultura alla Camera il decreto legislativo sull’inclusione scolastica, che corregge e integra il decreto legislativo n. 66 del 2017, chiamato a “riformare” il sostegno e che doveva entrare in vigore a gennaio scorso. Poi lo stop del governo, con l'annuncio del sottosegretario Giuliano: “sarà una rivoluzione”. E di “rivoluzione copernicana” è tornato a parlare alcune settimane fa, annunciando l'approvazione, in Consiglio dei ministri, delle Disposizioni integrative e correttive, che hanno ricevuto ora anche l'ok della Camera.
Cosa cambia? I tre nodi della “rivoluzione”
Ecco i tre nodi cruciali della “rivoluzione copernicana”, annunciati dal sottosegretario: primo, un cambiamento di prospettiva, poiché si afferma “il principio, riconosciuto dalle Nazioni Unite, per cui la disabilità è data non solo e non tanto dalle condizioni di salute della persona ma da quanto il contesto sia in grado di garantire la massima autonomia e uguaglianza. Se il contesto è senza barriere e più ricco di opportunità, cambia il modo in cui la persona vivrà la propria condizione di disabilità. Estendiamo insomma l’attenzione dal soggetto a tutto ciò che gli sta intorno, affinché sia adeguato alle sue concrete ed effettive esigenze”.
I gruppi di docenti esperti
“Una delle nostre priorità è stata quella di intervenire sui Gruppi per l’Inclusione Territoriale: il testo originario prevedeva che fossero questi ad autorizzare le ore di sostegno richieste da ogni scuola, sulla base della documentazione e lontano dall’istituto e dalla classe in cui l’alunno trascorre buona parte della sua vita scolastica. Noi abbiamo voluto fare un’operazione diversa: abbiamo creato dei gruppi di docenti esperti nell’inclusione, a disposizione delle scuole per supportarle in tutti i passaggi e per svolgere attività di formazione e miglioramento dei processi di inclusione”.
Le ore di sostegno
“Le ore di sostegno le decide chi sta accanto allo studente e addirittura si decidono insieme a lui quando maggiorenne – spiega Giuliano - A definirle, infatti, è come in passato quello che si chiamava GLHO, che ha il compito di redigere il Piano educativo individualizzato dell’alunno. Questo Piano, messo a punto da chi conosce sia le peculiarità dello studente sia le caratteristiche del contesto in cui apprende e vive la sua socialità, dovrà definire non solo le ore di sostegno, ma anche tutte le misure utili a rendere quanto più efficace possibile la partecipazione degli alunni con disabilità alle attività della classe e della scuola. Siamo dunque orgogliosi di dire – conclude Giuliano - che da oggi cambia lo sguardo con cui guardiamo alla disabilità a scuola e nel Paese e dunque la cultura dell’inclusione fa un importante balzo in avanti”.
I primi commenti
E arrivano i primi commenti: per la deputata del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura Flora Frate, relatrice del parere espresso sullo schema di decreto legislativo, esso “introduce un importante cambio di prospettiva nella considerazione della disabilità in ambito scolastico e accende i riflettori sul contesto come causa di disagi e talvolta discriminazioni. Con questo approccio recepiamo e attuiamo finalmente i principi della convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità ratificata dal nostro Paese nel 2009”.
Lo stesso Movimento 5 Stelle ha però presentato alcune richieste, tra cui quella “di integrare la definizione di inclusione scolastica con un riferimento agli alunni con bisogni educativi speciali e alle metodologie didattiche inclusive per ogni alunno, fermo restando che le misure di sostegno si applicano esclusivamente agli alunni certificati ai sensi della legge 104/1992 – spiega Frate - Abbiamo chiesto, tra l’altro, al governo di valutare la possibilità che l’Ente Locale possa integrare l’Unità di Valutazione Multidisciplinare anche con un pedagogista o altro delegato dell’ente, per assicurare che il Progetto Individuale possa contare sul contributo delle necessarie professionalità. Chiediamo inoltre di prevedere una revisione periodica, preferibilmente triennale, delle linee guida, anche in considerazione del fatto che le conoscenze scientifiche in materia sono in continua evoluzione”, conclude.