6 ottobre 2017 ore: 17:31
Economia

Indice globale della fame 2017, Cesvi presenta il rapporto internazionale

Venerdì 13 ottobre a Bergamo il lancio del rapporto, che analizza come le disuguaglianze basate sull’appartenenza etnica, sulla provenienza geografica, sul genere, sullo status socio-economico o sull’accesso al potere, influenzano direttamente lo status nutrizionale di una persona
Foto Cesvi - protesta

BERGAMO - Venerdì 13 ottobre, dalle ore 11.00 alle 13.00, a Bergamo, presso il Teatro Donizetti, Cesvi e Alliance2015 lanciano l’Indice Globale della Fame 2017, uno dei principali rapporti internazionali che fornisce un quadro multidimensionale della fame globale.

L’Indice Globale della Fame 2017 (#GHI2017), giunto al suo dodicesimo anno, analizza la situazione in 119 Paesi con rilevazioni specifiche su base regionale, nazionale e subnazionale. “Il rapporto di quest’anno – afferma il Cesvi - mostra come nel lungo periodo siano stati compiuti dei progressi nella riduzione della fame rispetto al 2000, ma anche che l’obiettivo dell’eliminazione dell’emergenza fame fissato dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, resta ancora lontano: i livelli di fame restano gravi o allarmanti in almeno 50 Paesi”.

Da oltre trent’anni Cesvi è in prima linea nella lotta alla fame nel mondo e nel sostegno alle popolazioni in fuga da guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani ed economie precarie con un’unica priorità: il rispetto del principio umanitario. Cesvi, attivo in 23 Paesi del mondo, porta avanti progetti di sicurezza alimentare in molti Paesi caratterizzati da elevati livelli di povertà e difficoltà di accesso al cibo come lo Zimbabwe, la Somalia e il Perù.

“Anche se la produzione alimentare globale è sufficiente a nutrire il mondo, la fame continua a esistere ed è in gran parte il prodotto di alcune gravi disuguaglianze. L’Indice Globale della Fame 2017 analizza come le disuguaglianze basate sull’appartenenza etnica, sulla provenienza geografica (aree rurali o urbane), sul genere, sullo status socio-economico o sull’accesso al potere, influenzano direttamente lo status nutrizionale di una persona. Né la fame né le diseguaglianze sono inevitabili: affondano entrambe le radici in relazioni di potere disuguali, spesso perpetuate e aggravate da leggi, politiche, atteggiamenti e pratiche”.

Quali gruppi sociali sono più a rischio? Quali strategie sono realistiche ed efficaci per combattere le disuguaglianze e la fame? È possibile raggiungere l’Obiettivo Fame Zero entro il 2030 con gli attuali livelli di disuguaglianza? Si discuterà di questo e di molto altro con i rappresentanti politici e della società civile che parteciperanno al panel di discussione dell’evento di lancio.  

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