Infermieri in Lombardia: pochi e malpagati, riforme del Pnrr a rischio
Milano - Pochi, malpagati, con percorsi di laurea e carriera non incentivati e dunque, se residenti in Lombardia, in fuga verso la Svizzera. E a livello nazionale ne mancano 10.000 (2.287 in Lombardia) per attuare la riforma sanitaria finanziata dal Pnrr, con case e ospedali di comunità che rischiano di restare scatole vuote per il mancato rimpiazzo di nuovi fabbisogni (26.850 Italia, 2.287 Lombardia), pensionamenti a 65 anni (21.050, 2.100 in Lombardia) e lavoro all'estero (15.000, 1.500 in Lombardia), secondo i dati di Agenas.
E' in estrema sintesi il quadro dell'allarme infermieri in Italia e in Lombardia offerto al Pirellone dai responsabili regionali dell'Ordine delle professioni infermieristiche, sentiti dalla commissione sanità presieduta da Patrizia Baffi di Fdi, che ha aggiornato i lavori per un secondo giro di audizioni il prossimo 28 settembre.
Gli stipendi sono tra i più bassi della media Ue, ha confermato Stefania Pace, che ha parlato di un -23% sulla media Ocse dei 30 mila infermieri italiani, molti dei quali lavorano all'estero, "dove sono ambiti e valorizzati". Ma il vero problema resta il turn over: gli iscritti ai corsi di laurea ("iscritti, non immatricolati", ha precisato Pace) sono calati di un 10%, e ai 10.000 pensionamenti a breve in Italia, "che aumenteranno", si fa fronte con 13 mila infermieri stranieri, che sono privi però di iscrizione all'ordine, e dunque non verificati ne' sulla conoscenza della lingua italiana e tantomeno sulle competenze. Gli infermieri stranieri sono 2.000 in Lombardia.
Il quadro del mancato turn over a fronte dei pensionamenti in Lombardia è stato fornito dal vicecoordinatore regionale Opi Aurelio Filippini, secondo cui sono 3.000 gli infermieri che andranno in pensione in regione nei prossimi 5 anni, a fronte di non più di 2.000 ingressi da neolaureati. Ancora più pesante la situazione degli infermieri frontalieri: sono 6-7.000 gli infermieri della Lombardia che lavorano all'estero, ha detto Filippini, di cui "4.000 in Svizzera". Una forza lavoro pari a circa il 30-35% delle piante organiche delle aziende sanitarie delle città di confine con la Confederazione, cioè Varese, Lecco, Como e Sondrio. Giuseppe Negrini del Sidmi, che rappresenta direttori e dirigenti delle professioni sanitarie, ha lanciato l'allarme sull'età media di questi professionisti, che nel 2023 ha toccato a livello nazionale i 52 anni e 2 mesi. La Lombardia poi è la regione col maggior numero di infermieri sopra i 58 anni.
La prime richieste a Regione Lombardia riguardano misure di welfare, tra cui carta sconto benzina, borse di studio a studenti che passano dal secondo al terzo anno, incentivi e borse per chi frequenta master successivi alla laurea, dal costo medio di 2.900 euro l'anno a fronte di retribuzioni mensili che non superano nella migliore delle ipotesi i 1.600-1.700 euro. Sui salari però Pasqulino d'Aloia, presidente Opi Milano, Lodi, Monza e Brianza ha corretto al ribasso lamentando la "situazione abitativa di Milano e provincia con 1.480 euro di stipendio medio, a fronte del costo di un posto letto di 550 euro".
(DIRE)