Infibulazione e mutilazioni genitali, ogni anno 3 milioni a rischio
Immagine tratta da un frame video del fondatore di Amref Health Africa, Tommy Simmons
Immagine tratta da un video del fondatore di Amref Health Africa, Tommy Simmons |
ROMA - Si celebra il 6 febbraio in tutto il mondo la Giornata mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili (MGF), indetta dalle Nazioni Unite. Una pratica che viene ancora eseguita nei paesi dell’Africa Sub-Sahariana, ma riguarda anche il Medio Oriente, alcuni paesi asiatici e alcune regioni dell’India. E che, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, interessa oltre 100 milioni di donne e 3 milioni di ragazze l’anno a rischio. Il 20 dicembre 2012 l'Onu, con una risoluzione approvata all'unanimità, ha dichiarato la messa al bando universale delle mutilazioni femminili, eppure sono ancora tante le bambine tra i 4 e i 14 anni, ma in qualche caso anche di età inferiore a un anno se non addirittura nate da pochi giorni, che vengono sottoposte a questa pratica.
Il tipo di intervento mutilatorio varia a seconda del gruppo etnico di appartenenza, ricorda l’associazione Genere Femminile, organizzazione molto attenta al fenomeno e convinta dell’importanza dell’informazione e del dialogo, oltre che degli aspetti legislativi: il 90% delle mutilazioni genitali femminili praticate è di tipo escissorio, vale a dire avviene con taglio e/o rimozione di parti dell'apparato genitale della donna, mentre un decimo dei casi si riferisce all'azione specifica dell’infibulazione che ha come scopo il restringimento dell'orifizio vaginale e può, a sua volta, essere associata anche a un'escissione. "Diverse sono le motivazioni per cui vengono effettuate e variano a seconda della comunità etnica di appartenenza – osserva Cotrina Madaghiele, presidente dell'Associazione Genere Femminile – ma la criminale pratica delle mutilazioni genitali ha gravissime conseguenze fisiche, psicologiche e sessuali su chi le subisce. È una vera e propria violazione dei diritti umani e della donna".
Tuttavia il fenomeno oggi riguarda anche l'Europa, denuncia l’Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo), che il 6 febbraio alle ore 11.30 terrà una conferenza stampa proprio su questo aspetto presso la Sala stampa della Camera dei deputati. Secondo le stime fatte sui flussi migratori dal Parlamento europeo sarebbero, infatti, circa 500mila le donne e le ragazze che convivono con le mutilazioni genitali femminili in Europa. L'incontro vuole essere l'occasione per parlare della Convezione di Istanbul, il primo trattato a riconoscere l'esistenza delle MGF in Europa e la necessità di affrontare il fenomeno in modo sistematico, e per discutere delle azioni dell’Italia e di altri paesi europei nella lotta contro la pratica delle mutilazioni genitali. (ap)