5 luglio 2011 ore: 19:02
Immigrazione

Infortuni sul lavoro, al via un progetto per migliorare la prevenzione fra gli stranieri

Partirà a settembre e applicherà i metodi della psichiatria transculturale per migliorare la comunicazione con i lavoratori migranti. La sperimentazione presentata da Fondazione Unipolis e Fondazione Alma Mater
BOLOGNA – Un nuovo metodo per prevenire gli infortuni fra i lavoratori stranieri. È quello che si sperimenterà nel progetto presentato oggi da Fondazione Unipolis e Fondazione Alma Mater a Bologna nel workshop “Sicurezza nei luoghi di lavoro e immigrazione”, nell’ambito delle iniziative della rassegna Molteplicittà. Il progetto partirà a settembre e insegnerà ai responsabili della sicurezza delle imprese a utilizzare tecniche di medicina psichiatrica, con l’obiettivo di migliorare la comunicazione con gli stranieri lavoratori delle imprese, per diminuire gli incidenti. L’idea, in altre parole, è di “mutuare” l’approccio della psichiatria transculturale e applicarla per superare le “barriere culturali”.
 
All’origine del progetto ci sono infatti le esperienze del professor Domenico Berardi e della dottoressa Ilaria Tarricone, del dipartimento di Neuropsichiatria dell’Università di Bologna, che hanno operato in ambito clinico all’interno dei Centri di salute mentale dedicati agli stranieri. Una realtà presente sul territorio di Bologna fin dal 1995 con il Centro Georges Devereux del professor Alberto Merini, e cresciuta negli anni passando sotto la gestione dell’Università di Bologna. La psichiatria transculturale prevede l’adattamento del modello di cura alla diversità culturale del soggetto, e ha studiato varie strategie di approccio che permettono di superare le difficoltà e le incomprensioni per ottenere una comunicazione efficace.
 
Analizzando la casistica delle persone straniere vittime di incidenti sul lavoro e delle persone straniere in cura presso il Centro Devereux, Berardi e Tarricone hanno formulato un’ipotesi: viste le similitudini tra i fattori di vulnerabilità e fragilità psicosociali dei due gruppi, è possibile applicare le tecniche di comunicazione usate per la anche in altri campi? Quel che vale per la psichiatria può valere anche per il mondo del lavoro? Il progetto dei due ricercatori prevede l’insegnamento ai responsabili della sicurezza in azienda di abilità e metodi comunicativi racchiusi in un metodo in quattro step chiamato Ciao (acronimo che sta per contatto, intesa, alleanza e obiettivi). Il metodo si basa su alcuni concetti e tecniche formulati in psichiatria, come il transfer e il problem solving, e, come nella psicoterapia, punta a creare un ponte empatico tra formatore e formato, attraverso cui analizzare i percorsi migliori per proteggerlo tramite pratiche virtuose di sicurezza sul lavoro. Le persone formate saranno poi invitate a formare altri responsabili, secondo i principi dell’educazione tra pari.
 
Il workshop “Sicurezza nei luoghi di lavoro e immigrazione” ha visto la presenza di Walter Dondi, direttore della Fondazione Unipolis, Guido Dealessi, direttore personale e organizzazione di Manutencoop, oltre a esponenti di Sokos, Medici senza frontiere e Cna. L’appuntamento rientrea nella rassegna “Molteplicittà”, organizzata da Legacoop Bologna e dedicata al tema della multiculturalità. (ec)
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