Invalidità civile, #illavoronobilitaluomo: una call fotografica contro le restrizioni all’assegno
Una call fotografica per protestare contro la novità che riguarda l'invalidità civile in vigore dal 14 ottobre, ovvero che, alle persone che hanno una disabilità dal 74 al 99 per cento, l'assegno venga riconosciuto solamente se non si lavora. È la nuova iniziativa lanciata da Indi Mates sui social media: basta scattarsi una foto e postarla con l’hashtag #illavoronobilitaluomo, taggando @indimates e aggiungendo come testo: *Le pari opportunità dovrebbero permettere a chi ha una disabilità di poter vivere, e non sopravvivere*.
“Lavorare ti dà un’occupazione, ti fa sentire utile, ti forma, ti insegna il confronto, ti fa crescere professionalmente, ti dà un riconoscimento economico, diventa a tutti gli effetti parte integrante e necessaria per la vita di ogni essere umano – scrivono da Indi Mates sulla pagina Facebook –. Leggere che dal 14 ottobre l'assegno di invalidità civile sarà riconosciuto solamente a chi non lavora è un fallimento totale. Non conta più il reddito percepito, ma l'unica cosa necessaria è l'inattività lavorativa. Anni ed anni di lavoro sull'inclusione e sulle pari opportunità dove li mettiamo?”
Il 14 ottobre scorso, l’Inps ha pubblicato un messaggio (il n° 3495), nel quale ribadisce la necessità del requisito dell’inattività lavorativa per poter ottenere l’assegno mensile di invalidità civile. La precisazione era necessaria per una corretta interpretazione di quanto stabilito dall’articolo 13 della legge 118/1971 relativo all’assegno mensile di invalidità, ed in particolare all’inattività lavorativa della persona invalida destinataria della misura, alla luce delle diverse pronunce della Corte di Cassazione (in particolare la n. 17388/2018 e la n. 18926/2019), che identificano lo svolgimento dell’inattività lavorativa come un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale.
“Una persona con disabilità non è assistenzialismo allo stato puro, e se passasse questo messaggio si potrebbero interrompere migliaia di bei discorsi pieni di paroloni ad effetto perché sarebbero assolutamente ipocriti – concludono da Indi Mates –. Una persona con disabilità non può essere solamente una risorsa per gli altri, creando lavoro per tantissime figure che ruotano intorno alla sua esistenza, ma è assolutamente una risorsa per il paese, pur avendo bisogni specifici e tempistiche differenti. Come si può parlare d'indipendenza altrimenti? Come si può parlare di ‘dopo di noi’ se non ci sono le basi per vivere un durante noi dignitoso?”