Io sto con la sposa, raggiunta quota 75 mila euro. “Il sogno è realtà”
ROMA – “Durante i quattro giorni di viaggio da Milano a Stoccolma, ogni sera prima di andare a dormire, Abu Nawwar ci diceva: ragazzi, ho paura di risvegliarmi domani mattina e scoprire che era tutto soltanto un bellissimo sogno. Vi confessiamo che spesso anche noi abbiamo avuto la stessa paura. Di avere osato troppo, di non farcela, di scoprirci soli. Ma adesso non più, da oggi quel sogno è realtà”. Gabriele Del Grande, Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry, si sono svegliati questa mattina con una bella sorpresa: stanotte il crowdfunding per “Io sto con la sposa”, il film documentario sul finto corteo nuziale organizzato per peremettere a 5 siriani palestinesi di raggiungere la Svezia, ha raggiunto quota 75 mila euro con 15 giorni d'anticipo.
“L'energia che si è sprigionata intorno al film, è semplicemente straordinaria. In 45 giorni ha preso forma una comunità di persone, fatta dai 15 mila iscritti alle nostre pagine su Facebook e soprattutto dai 2.138 produttori dal basso – spiegano -. "Una comunità transnazionale mai vista prima - aggiunge Gabriele Del Grande - un noi collettivo che va oltre la frontiera. Credo che le persone abbiamo apprezzato il fatto che abbiamo corso dei rischi in prima persona, e che attraverso questa avventura abbiano voluto anche liberarsi di quel senso di impotenza che vivono da troppi anni rispetto al tema dell'immgrazione". L'obiettivo dei 75mila euro raccolti è secondo Del Grande anche una speranza per tanti altri registi indipendenti. "Abbiamo sdoganato il crowdfunding in Italia, con la più grande raccolta fondi per il cinema, ora tanti altri ragazzi sanno che possono realizzare il loro progetto attraverso una produzione dal basso". "Aver raccolto questa cifra è una gioia immensa - aggiunge Khaled Al Nassiry - se così tanta gente ci appoggia vuol dire davvero che abbiamo fatto la cosa giusta. Ma significa anche che esiste un'altra Europa che va al di là delle leggi della frontiera".
La lista dei paesi da cui sono arrivate le donazioni è lunghissima e conta quasi 40 paesi: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Danimarca, Egitto, Filippine, Finlandia, Francia, Germania, Hong Kong, Irlanda, Israele, Italia, Libano, Malta, Marocco, Messico, Olanda, Nuova Zelanda, Perù, Portogallo, Regno Unito, Russia, Senegal, Singapore, Spagna, Stati Uniti, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Tailandia, Ungheria. "Con queste persone – aggiungono gli autori – “condividiamo un sogno: l’idea che il Mediterraneo torni ad essere il mare che ci unisce e che nessuna legge divida più i viaggiatori in legali e illegali. È la nostra idea di futuro. È il mondo che vogliamo e per il quale ci siamo accollati il rischio di finire in galera”.
Nonostante l’obiettivo raggiunto con due settimane d’anticipo la raccolta fondi però va avanti. La prossima meta è la distribuzione: “Il nostro produttore associato DocLab sta cercando accordi per una distribuzione italiana ed internazionale sia cinematografica che televisiva. Ma noi vogliamo che questo film continui a vivere nelle piazze, nei teatri e nelle scuole – spiegano - In Italia e all'estero. Tutto questo ha un costo. Perché significa fare i sottotitoli in 6 lingue (italiano, arabo, inglese, francese, tedesco, spagnolo), implementare il sito internet, e allestire un ufficio stampa e una segreteria che seguiranno la distribuzione dal basso del film per almeno un anno. Per questo andremo avanti altri 15 giorni e con la trasparenza che ci ha contraddistinto finora, rendiconteremo punto per punto l'utilizzo delle donazioni”. L’altro sogno è quello di essere selezionati per il prossimo festival del cinema di Venezia: “ se ci selezionano ci arriveremo con il corteo nuziale al completo, insieme ai nostri cinque protagonisti che stavolta oltre alla cravatta avranno anche i documenti dell'asilo politico in tasca. A pensare che sei mesi fa erano in balia delle correnti del Mediterraneo, al confine tra la vita e la morte, ci vengono i brividi”. Dopo il film lo "sposo" Abdallah è riuscito ad ottenre l'asilo politico, così come Manar e suo padre che ora sono insieriti in un progetto Sprar in provincia di Latina. Mentre sono ancora in Svezia, in attesa di risposta, gli altri due protagonisti del film Mona e Ahmed.