20 marzo 2023 ore: 13:13
Società

Iraq, Ong: 20 anni di ingiustizia, l'Aia processi Bush e Blair

Un ponte per nel 20esimo anniversario del lancio dell'invasione del 2003. "Ha costruito un mondo più insicuro ed ingiusto. Fu una guerra non solo contro il popolo iracheno ma anche contro i popoli del mondo e l'opinione pubblica internazionale" 

ROMA - "Sono 20 anni che attendiamo che il Tribunale Internazionale dell'Aja metta sotto processo l'ex Presidente degli Stati Uniti George W.Bush e l'ex primo ministro britannico Tony Blair che guidarono l'invasione illegale" dell'Iraq, "uno Stato sovrano". Alfio Nicotra e Angelica Romano, co-presidenti nazionali della ong Un Ponte Per, organizzazione pacifista italiana presente in Iraq dal 1991, lo denunciano in una nota pubblicata oggi, 20esimo anniversario del lancio dell'invasione da parte di una coalizione a guida statunitense.

"Il 20 marzo 2023 cominciava l'invasione illegale che ha costruito un mondo più insicuro ed ingiusto, sostituendo alla diplomazia e al diritto internazionale la forza delle armi". Affermano i due dirigenti nel comunicato. Quella in Iraq, proseguono Nicotra e Romano, "fu una guerra non solo contro il popolo iracheno ma anche contro i popoli del mondo e l'opinione pubblica internazionale che si era mobilitata in ogni angolo del pianeta per fermare il massacro. Non aver ascoltato quella che il New York Times definì 'la seconda potenza mondiale', ovvero il movimento contro la guerra, è stato un atto di miopia e di arroganza che ci ha precipitato nel caos attuale, dividendo i popoli e alimentando i pozzi di odio contro l'Occidente".

"In questi decenni- affermano ancora Nicotra e Romano- Un Ponte Per ha testimoniato le atrocità inferte dalla guerra al popolo iracheno, oltre ai crimini commessi dalla precedente dittatura. Siamo stati sotto le bombe con le vittime, abbiamo subito minacce e rapimenti dei nostri cooperanti, abbiamo denunciato i crimini di guerra con le bombe al fosforo bianco su Falluja, le esecuzioni sommarie, la distruzione di case ed edifici pubblici, gli arresti arbitrari e la vergogna delle torture nel carcere di Abu Graib. Non c'è niente di cui essere orgogliosi rispetto a quella guerra, mossa in base ad accuse - le fantomatiche armi di distruzione di massa - palesemente costruite a tavolino e completamente false".

"L'Iraq di oggi con la sua straordinaria società civile- continuano Nicotra e Romano- è cresciuto nonostante le scelte sbagliate imposte a suo tempo dal Governatore Usa Paul Bremer, basate sulla divisione dell'Iraq su base etnica e religiosa, imponendo dall'alto una Costituzione non rappresentativa dei valori democratici, dell'eguaglianza delle persone e dei diritti umani e civili".

"Le parole d'ordine del movimento di ragazze e ragazzi iracheni- ricordano i due co-presidenti di Un ponte per- che dal 2019 al 2022 hanno tenuto le piazze del Paese manifestando contro corruzione, milizie private e di partito, divisioni settarie e società patriarcale, chiedendo l'allontanamento delle truppe Usa e iraniane dal territorio iracheno, devono essere sostenute dalla comunità internazionale al fine di ripristinare anche la sovranità nazionale di questo Paese".

"Occorre che le ingenti risorse consumate nelle missioni militari anche dell'Italia- concludono Nicotra e Romano- siano usate invece per la ricostruzione civile dell'Iraq e il rafforzamento della sua unità e democrazia". (DIRE)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news