11 agosto 2014 ore: 12:16
Società

Iraq, padre Hadad contro l'indifferenza: "I jihadisti uccidono anche in agosto"

Dal cuore di una Roma "svuotata", la provocazione di padre Mtanious Hadad: "Dite a tutti quelli che uccidono in nome del loro dio, che è agosto: non è tempo di uccidere!". Un appello a unire le forze e a denunciare
Basilica di Santa Maria in Cosmedin

Basilica di Santa Maria in Cosmedin

ROMA – “Non potendo tacere e soffocare il bisogno di fare qualcosa, ho chiesto in giro e parlato per cercare di dare un segno, lanciare un messaggio, dire la nostra, tendere la mano a questi nostri fratelli siriani e iracheni nella morsa dell’estremismo più duro e feroce. Si diceva che Roma presiedesse nella carità, quindi che sia da sempre pronta a intervenire in aiuto dei suoi figli più bisognosi, ma mi dicono che è agosto, non c’è nessuno, le chiese sono vuote, i parroci in vacanza, gli studenti presbiteri fuori Italia e anche i seminaristi, la città è svuotata. Mi dicono che essendo agosto non si può pregare, non si può manifestare, non si può significare il proprio sdegno o la propria vicinanza ai più feriti. Allora dite ai jihadisti, ai miliziani del Califfato d’oriente che è già arrivato anche in Libia (alle porte d’Italia!), dite a tutti questi uomini che uccidono in nome del loro dio, che è agosto, non è tempo di uccidere, diteglielo!”.
 
Mtanious Hadad
Mtanious Hadad
È forte il grido di dolore del siriano padre Mtanious Hadad, religioso basiliano e rettore della basilica di Santa Maria in Cosmedin, all’esterno della quale c’è la famosa Bocca della Verità. Approdato nel 2006 nella capitale, “abuna” (vuol dire padre in arabo e così lo chiamano i fedeli) Mtanious prosegue con veemenza il suo messaggio lanciato via mail: “Io invece, che in agosto sono sempre più afflitto dal dolore per questo cancro che sta mangiando il corpo mistico di Cristo, dico a tutti voi, passivi inermi, vacanzieri, stanchi, indifferenti, indaffarati in altre faccende o impotenti o solo singoli uomini di buona volontà che non sapete a chi unire la vostra voce, di unire la vostra voce alla mia per dire basta. E lo faccio con questa mia lettera di indignazione viva, anche se può sembrare tardi per pretendere il rispetto dei diritti dell’uomo e dei cristiani, per pretendere che i cristiani siano messi a parte dei problemi interni all’Islam”. 
 
“Ma - continua padre Hadad, che ogni giovedì pomeriggio celebra nella basilica di Santa Maria in Cosmedin la messa in lingua araba e in rito bizantino – tardi mi pare non sia. Sarebbe stato tardi se tutti i Governanti del Medio Oriente e dell’Occidente si fossero precipitati in un attimo fulmineo a cancellare anche le sole iniziali di questo califfato sorto dal nulla, e non ve ne fosse stata più menzione. Sarebbe stato tardi se la città di Mousul fosse ancora popolata dei suoi cittadini cristiani, sciiti, eziditi, kurdi, e di tutte le altre minoranze religiose. Sarebbe stato tardi se a Raqqa non fossero state lapidate già due donne per adulterio, come Maometto vuole. Sarebbe stato tardi se le tombe dei profeti Giona, Set e gli altri fossero ancora in piedi a testimoniare fede e storia. Sarebbe stato tardi se i monasteri e vescovadi non fossero stati occupati. Sarebbe stato tardi se all’Onu vi fosse stata una riunione straordinaria per discutere e dirimere queste inaudite pulizie etniche e anacronistiche imposizioni di tasse a motivo della fede. Sarebbe stato tardi se le crocifissioni e mutilazioni di corpi di cristiani già esanimi si fossero fermate da tempo ormai”.

Basilica di Santa Maria in Cosmedin
Basilica di Santa Maria in Cosmedin
“Sarebbe stato tardi – aggiunge – se la Siria, l’Iraq, la Libia e tutta la regione limitrofa avessero già eliminato il ricordo di queste orride bandiere nere sulle chiese al posto della croce. Sarebbe stato tardi se i cristiani di Siria e di Iraq non avessero mai perso le loro case, e non fossero mai stati marchiati come bestie destinate al macello. Ma mi duole riconoscere e sentire il silenzio assordante che inonda il mondo di vergogna, perché tardi non è! Non è cambiato nulla; ecco perché, dopo aver molto pregato e monitorato costantemente la situazione, sono a manifestare quella che deve essere l’indignazione di tutti, almeno dei retti di cuore, di coloro che hanno sete di giustizia”.
 
Con la sua lettera l’archimandrita della Chiesa cattolica greco-melchita vuole “sollevare le coscienze dei tiepidi e a dar voce a quanti ora non hanno neanche una pietra sulla quale posare il capo durante la notte da passare per strada, lontano da tutto quello per cui hanno lavorato e sperato, padroni solo della loro fede, che noi da qui dobbiamo sorreggere e difendere. Per questo vi prego, abbiate il coraggio del buon samaritano, abbandonando la vigliaccheria di Caino. Chi può faccia qualcosa, almeno rompiamo il silenzio! Coraggio! Cristo è con noi! Date eco a queste mie parole che sono quelle di tutti i perseguitati”. (lab)
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