Istat: in Italia spesa per l'istruzione più bassa che in Ue
Scuola. Alla lavagna la scritta la scuola è iniziata
Roma - In Italia si spende meno per l'istruzione rispetto all'Europa. È quanto emerge dal rapporto Istat 'Noi Italia', giunto alla sesta edizione.
In Italia, scrive infatti l'istituto di statistica, "l'incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil e' pari al 4,2 per cento, valore ampiamente inferiore a quello dell'Ue27 (5,3 per cento) (2011)". Nel 2012 "il 43,1 per cento della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha conseguito la licenza di scuola media come titolo di studio piu' elevato; e' un valore molto distante dalla media Ue27 (25,8 per cento) e inferiore solo a quelli di Portogallo, Malta e Spagna. In Italia il 17,6 per cento dei 18-24enni ha abbandonato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore (12,8 per cento in media Ue), quota che sale al 21,1 per cento nel Mezzogiorno".
I dati piu' recenti sul livello delle competenze dei 15enni prossimi alla fine dell'istruzione obbligatoria (indagine Pisa dell'Ocse) evidenziano per i nostri studenti "performance inferiori alla media Ocse e a quella dei paesi Ue che partecipano all'indagine, ma confermano i segnali di miglioramento gia' evidenziati tra il 2006 e il 2009. La permanenza dei giovani all'interno del sistema di formazione, anche dopo il termine dell'istruzione obbligatoria, e' pari all'81,3 per cento tra i 15-19enni e al 21,1 tra i 20-29enni".
La media Ue21 nelle due classi considerate, secondo l'Istat "e' piu' alta (rispettivamente 87,7 e 28,4 per cento), ponendo l'Italia agli ultimi posti nella graduatoria dei paesi europei. Il 21,7 per cento dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente). Nonostante l'incremento che si osserva nel periodo 2004-2012 (+6 punti percentuali), la quota e' ancora molto contenuta rispetto all'obiettivo del 40 per cento fissato da Europa 2020".
Ammontano infine a due milioni "i giovani 15-29enni (il 23,9 per cento del totale) non inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e neppure impegnati in un'attivita' lavorativa. Si tratta di un valore fra i piu' elevati in Europa. La differenza fra i generi mette in luce una incidenza dei Neet piu' elevata fra le ragazze, si amplia inoltre lo svantaggio del Mezzogiorno.
Solo il 6,6 per cento degli adulti e' impegnato in attivita' formative, un valore che evidenzia il ritardo dell'Italia in materia di apprendimento permanente".
(DIRE)