Istat, la crisi colpisce gli stranieri: l'occupazione cresce solo per le badanti
Nel rapporto si evidenzia che il tasso di occupazione degli stranieri scende dal 2008 di 6,5 punti percentuali contro 1,8 punti degli italiani (dal 67,1 per cento al 60,6 per cento e dal 58,1 per cento al 56,4 per cento rispettivamente). In particolare, gli uomini stranieri perdono 10,3 punti percentuali contro i 3,5 punti degli italiani. Tra gli stranieri, quelli in cerca di occupazione sono aumentati del 23,4 per cento ma il loro tasso di occupazione tra il 2008 e il 2012 è cresciuto di quasi 2 punti in più (dall’8,5% al 14,1%) rispetto a quello degli italiani (dal 6,6% al 10,3%). Le differenze più elevate sono presenti al Nord dove si registra la maggiore contrazione del tasso di occupazione (14,4 per cento contro 6,4 per cento degli italiani).
I più colpiti dalla perdita del lavoro sono i marocchini e gli albanesi, impiegati soprattutto nel settore industriale. Risentono meno della crisi, invece, le comunità (soprattutto per quanto riguarda le donne) più impegnate nei lavori di servizi alle famiglie e di assistenza come quella filippina, romena e polacca.
Per quanto riguarda i settori di attività: la maggior parte degli stranieri si trovano nelle costruzioni (18,9 per cento) e nei servizi domestici e di cura (76,8 per cento nel 2012, era 67,3 per cento nel 2008). Tra le professioni non qualificate un occupato su tre è straniero, ma la quota di sovraistruiti immigrati è più che doppia rispetto a quella degli italiani (41,2 per cento contro 19,5 per cento). Complessivamente, la percentuale di diplomati e laureati stranieri che svolgono un lavoro qualificato è appena al 9,8 per cento, mentre è al 32 per cento quella di chi ha una professione non qualificata (40,2% se donne).