Istat: nelle città metropolitane gli alunni con disabilità sono sopra la media
ROMA- Nel panorama del sistema di istruzione diventa imprescindibile la promozione di azioni che favoriscano l'accesso a un'istruzione inclusiva e di qualità per i gruppi vulnerabili quali i bambini e ragazzi con disabilità, con bisogni specifici di apprendimento o altri gruppi. Nel complesso delle città metropolitane, gli alunni con disabilità sono 40,4 per mille iscritti in totale, di poco superiore alla media nazionale (38,3 per mille) e sono in continua crescita (34,6 per mille nell'anno scolastico 2018/2019). Ciò mostra la necessità di una costante attenzione per questo fenomeno e l'esigenza di interventi che supportino le scuole, le famiglie e gli alunni per sostenere la partecipazione all'istruzione nel rispetto delle loro fragilità. Le città metropolitane con una più elevata incidenza di alunni con disabilità sul totale degli iscritti sono Catania (58,8 per mille) e Messina (50,9 per mille). In fondo alla graduatoria le città metropolitane di Venezia (25,3 per mille) e Cagliari (27,8 per mille) con minore fragilità tra gli studenti iscritti.
La fruizione dell'istruzione per tempo scuola diminuisce all'aumentare dell'età dei bambini e dunque dell'ordine scolastico frequentato. Infatti la scelta del tempo pieno è privilegiata ampiamente nelle scuole dell'infanzia (76% degli iscritti, la media italiana è 83%); nelle primarie si conferma come preferenza per quasi la metà dei bambini frequentanti (49,5%, dato Italia 39,2%) e continua a crescere di anno in anno (+2,8 punti percentuali rispetto all'anno scolastico 2018/2019).
Invece nelle scuole secondarie di primo grado quasi tutti gli alunni scelgono il tempo parziale (91,2%). Anche su questo aspetto i territori si differenziano: nelle città metropolitane del Nord, ma anche a Cagliari, c'è una maggiore fruizione del tempo pieno nelle scuole dell'infanzia e nelle primarie, in cima si trovano Bologna e Milano. Le città metropolitane del Sud sono in una posizione di svantaggio soprattutto nella scuola primaria per un'offerta più ridotta del tempo pieno, collegata ad un maggiore supporto della rete familiare e a una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro. All'interno dei territori nei capoluoghi si usufruisce del tempo pieno nelle scuole primarie più che nelle cinture urbane.
(DIRE)