Italia-Tunisia: un progetto per tutelare i migranti
ROMA - Non è un’immigrazione a senso unico quella dalla Tunisia all’Italia. Sono stati tanti, infatti, i nostri connazionali che nel corso del secolo scorso si sono trasferiti in Tunisia, dando luogo a un’immigrazione di massa soprattutto nel periodo della colonizzazione francese e fino alla seconda guerra mondiale. Nel 1911 gli italiani in Tunisia erano 88mila: pescatori, marinai e operai agricoli (impegnati specialmente nella coltura della vite), lavoratori in edilizia, in provenienza specialmente dall’Italia meridionale, e in primo luogo dalla Sicilia (trapanesi), mentre dalla Sardegna emigravano soprattutto minatori. Ai lavoratori dipendenti si sommavano poi i piccoli proprietari terrieri: 2.380 nel 1932. Nonostante le restrizioni varate dai francesi nei confronti degli italiani nel periodo fascista e specialmente dopo lo scoppio della guerra, gli italiani erano ancora 66mila nel 1956, ma tra il 1959 e il 1966 ben 40mila hanno lasciato il Paese. A partire dagli anni Sessanta, infine, ha preso forma un’immigrazione di nuovo tipo dall’Italia verso la Tunisia, che coinvolge soprattutto il mondo imprenditoriale e quello delle libere professioni e che si affianca alla presenza dei discendenti della comunità italiana del passato. Oggi, secondo i dati Aire aggiornati a fine 2013, gli italiani residenti in Tunisia sono poco 3.592, di cui il 44,6% donne, di poco superiori ai 2.966 (di cui 1.291 donne) registrati come residenti in Marocco.
Il rapporto tra Italia e Tunisia e il miglioramento della situazione e della tutela dei tunisini nel nostro paese, potenziando i percorsi di regolarità offerti dalla normativa vigente, è al centro di un seminario formativo rivolto a 25 funzionari e operatori del mondo istituzionale e associativo in corso oggi a Tunisi. Per l’occasione è partita dall’Italia una delegazione guidata dal vice-prefetto del ministero dell’Interno/Dipartimento Libertà civili e immigrazione, Carmelita Ammendola. Il seminario si svolge nell’ambito del progetto Iprit (Immigrazione percorsi di regolarità in Italia), realizzato dal Centro studi e ricerche Idos in partenariato con l’Associazione nazionale Oltre le frontiere (Anolf) e la Fondazione Mondo Digitale. Della delegazione fanno parte Antonio Ricci, Franco Pittau, Giuseppe Bea insieme a due esperti tunisini (Abdelhafidh Oussaifi e Mohsen Hmidi). (ap)