Italia: più lavoro, meno Pil. Vola la spesa sanitaria privata (+23%), cresce il disagio giovanile
Ancora analisi e dati tratti dal 58° Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese. Censis che afferma: “Molti conti non tornano nel sistema-Italia e molte equazioni rimangono irrisolte”. Nonostante i segnali non incoraggianti circa l’andamento del Pil, il numero degli occupati si è attestato a 23.878.000 nella media dei primi sei mesi dell’anno, con un incremento di un milione e mezzo di posti di lavoro rispetto all’anno nero della pandemia e un aumento del 4,6% rispetto al 2007. Ma la distanza tra il tasso di occupazione italiano (siamo ultimi in Europa) e la media europea resta ancora significativa: 8,9 punti percentuali in meno nel 2023. “Se il nostro tasso di attività fosse uguale a quello medio europeo, potremmo disporre di 3 milioni di forze di lavoro aggiuntive, e se raggiungessimo il livello europeo del tasso di occupazione, supereremmo la soglia dei 26 milioni di occupati: 3,3 milioni in più di quelli registrati nel 2023”, si afferma.
Il turismo su, l’industria giù
La produzione delle attività manifatturiere italiane è entrata in una spirale negativa: -1,2% tra il 2019 e il 2023. Il raffronto dei primi otto mesi del 2024 con lo stesso periodo del 2023 rivela una caduta del 3,4%. Invece le presenze turistiche in Italia hanno raggiunto i 447 milioni nel 2023, con un incremento del 18,7% rispetto al 2013. L’aumento più evidente nel decennio è attribuibile alla componente estera (+26,7%), che si colloca sui 234 milioni di presenze, ma il turismo domestico è comunque cresciuto del 10,9%. A Roma le presenze turistiche nel 2023 hanno superato i 37 milioni. In termini di produttività, nel periodo 2003-2023 le attività terziarie registrano però una riduzione del valore aggiunto per occupato dell’1,2%, mentre l’industria mostra un aumento del 10%.
L’Italia a corto di…
Nel 2023 la quota di figure professionali di difficile reperimento rispetto ai fabbisogni delle imprese è arrivata al 45,1% del totale delle assunzioni previste (era pari al 21,5% nel 2017). È aumentato soprattutto il peso delle figure difficili da reperire per esiguità dei candidati: dal 9,7% del totale delle assunzioni previste nel 2017 al 28,4% nel 2023. Tra gli under 29 anni, sono di difficile reperimento per esiguità dei candidati il 34,1% delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione e il 33,3% delle professioni tecniche. Nel 38,9% dei casi non si riescono a trovare giovani che vogliano fare gli artigiani, gli agricoltori o gli operai specializzati.
Specialisti e tecnici della salute sono ormai la primula rossa del mercato del lavoro. Il ridotto numero di candidati riguarda ben il 70,7% della domanda di lavoro per infermieri e ostetrici, il 66,8% per i farmacisti e il 64% delle posizioni aperte per il personale medico. Ristoratori e albergatori non riescono a trovare soprattutto cuochi (il tasso di irreperibilità per ridotto numero di candidati è salito al 39,1%) e camerieri (35,3%). La carenza di candidati riguarda anche gli idraulici (il 47,7% delle assunzioni previste) e gli elettricisti (40,2%).
Il divorzio tra città e campagne
Si acuisce il problema della rarefazione dei servizi e delle infrastrutture di coesione sociale presenti sul territorio. Se in Italia le famiglie che sperimentano difficoltà nel raggiungere una farmacia sono il 13,8% del totale (3,6 milioni) e per accedere a un Pronto soccorso sono il 50,8% (13,3 milioni), nel caso dei residenti in comuni fino a 2.000 abitanti le difficoltà riguardano rispettivamente il 19,8% e il 68,6% delle famiglie.
Sono poco più di 8 milioni le famiglie italiane per cui è difficile raggiungere un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Per più di un quinto è difficile raggiungere un negozio di generi alimentari o un mercato. Ma per il 54,9% delle famiglie che vivono nei piccoli comuni anche l’accesso a un supermercato si rivela difficoltoso.
Le ipoteche sul welfare
Tra il 2013 e il 2023 si è registrato un aumento del 23% in termini reali della spesa sanitaria privata pro-capite, che nell’ultimo anno ha superato complessivamente i 44 miliardi di euro. Al 62,1% degli italiani è capitato almeno una volta di rinviare un check up medico, accertamenti diagnostici o visite specialistiche perché la lista di attesa negli ambulatori del Servizio sanitario nazionale era troppo lunga e il costo da sostenere nelle strutture private era considerato troppo alto. Al 53,8% è capitato di dover ricorrere ai propri risparmi per pagare le prestazioni sanitarie necessarie.
Sul fronte previdenziale, il 75,7% pensa che non avrà una pensione adeguata quando lascerà il lavoro. In particolare, è l’89,8% dei giovani ad avere questa certezza.
Giovani: i disagiati e i salvati
Il 58,1% dei giovani di 18-34 anni si sente fragile, il 56,5% si sente solo, il 51,8% dichiara di soffrire di stati d’ansia o depressione, il 32,7% di attacchi di panico, il 18,3% accusa disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia. Solo in alcuni casi si arriva a una vera patologia conclamata: un giovane su tre (il 29,6% del totale) è stato in cura da uno psicologo e il 16,8% assume sonniferi o psicofarmaci.
Ma c’è anche una maggioranza silenziosa fatta di giovani che mettono in gioco strategie individuali di restanza o rilancio per assicurarsi un futuro migliore, in Italia o all’estero. Dal 2013 al 2022 sono espatriati circa 352.000 giovani tra i 25 e i 34 anni (più di un terzo del totale degli espatri). Di questi, più di 132.000 (il 37,7%) erano in possesso della laurea. Negli anni i laureati sono aumentati: nel 2013 erano il 30,5% degli emigrati dall’Italia, nel 2022 erano diventati il 50,6% del totale.
L’imbuto dei patrimoni
“Si profila all’orizzonte un imponente passaggio intergenerazionale di ricchezza – afferma il Censis -. Uno degli effetti nascosti della denatalità che da molti anni preoccupa il Paese è che, a causa della prolungata flessione delle nascite, il numero degli eredi si riduce, quindi in prospettiva le eredità si concentrano”.
Oggi le famiglie della “generazione silenziosa” (i nati prima della Seconda guerra mondiale) e del baby boom (i nati tra il dopoguerra e i primi anni ’60) detengono insieme il 58,3% della ricchezza netta delle famiglie. In attesa ci sono parte della “generazione X” (i nati tra il 1965 e il 1980), i millennial e la “generazione Z” (i nati negli ultimi decenni dello scorso secolo e nei primi anni del nuovo millennio). Quale sarà l’effetto psicologico su coloro che sanno di essere destinatari di un atto di successione? Forse una ridotta propensione al rischio imprenditoriale, compressa dalle aspettative dei potenziali rentier.
Il florido mercato della sicurezza
“Il numero dei reati commessi in Italia ha conosciuto nel tempo una costante e prolungata riduzione. Nel 2023 però si è registrato un aumento dei reati del 3,8% rispetto all’anno precedente e dell’1,7% rispetto all’anno pre-Covid 2019. È presto per dire se si tratta di una fase congiunturale o di una inversione di tendenza”, precisa il rapporto.
Benché gli episodi di criminalità facciano molta impressione nell’opinione pubblica, in quanto i reati sono concentrati nelle aree urbane, a livello nazionale gli omicidi volontari sono però diminuiti dai 502 del 2013 ai 341 del 2023 (-32,1%), le rapine sono scese nel decennio da 43.754 a 28.067 (-35,9%), i furti nelle abitazioni si sono ridotti da 251.422 a 147.660 (-41,3%). Ma tra gli italiani aumenta l’insicurezza e il bisogno di sentirsi protetti.
L’85,5% possiede almeno un dispositivo per la difesa della propria abitazione e il 50,1% investirà di più nella sicurezza domestica negli anni a venire. Oggi in Italia sono quasi 1,7 milioni le persone che detengono regolarmente un’arma da fuoco. Se si considerano i loro nuclei familiari, si possono stimare in 3,7 milioni (pari al 6,3% della popolazione) le persone che hanno una pistola a portata di mano e potrebbero utilizzarla, per sbaglio o intenzionalmente. Il 43,6% degli italiani pensa che sparare a un malintenzionato che si introduce in casa per rubare dovrebbe essere considerato un atto legalmente legittimo.
Le asimmetrie delle emozioni: i luoghi delle relazioni e la solitudine tra le pareti domestiche
Dopo l’esperienza traumatica della pandemia, è sempre più evidente il ritorno alla convivialità e alla frequentazione dei luoghi pubblici. Il 58,8% degli italiani incontra gli amici durante il tempo libero almeno una volta alla settimana. Il dato sale tra i giovani, con punte intorno al 90% tra chi ha dai 15 ai 19 anni, mentre è evidente una rarefazione delle relazioni tra le persone anziane. Nel 2023 si sono registrate più di 10 milioni di presenze alle 2.397 fiere organizzate in Italia: +16,3% rispetto all’anno precedente. Aumenta la partecipazione ai concerti, con oltre 28 milioni di presenze (+70,1% rispetto al 2019).La casa invece può diventare il luogo della solitudine. Nel 2023 le persone sole hanno superato gli 8,8 milioni (+18,4% dal 2013). I vedovi (3,1 milioni) costituiscono il 34,8% delle persone sole, i single (celibi e nubili o separati e divorziati) sono il 65,2% (5,8 milioni).