6 dicembre 2013 ore: 10:27
Economia

Italiani in fuga: in 10 anni +115% di trasferiti all'estero

Rapporto Censis sulla situazione sociale del paese. Il numero di cittadini che si sono trasferiti all'estero è più che raddoppiato, passando dai circa 50 mila del 2002 ai 106 mila del 2012 (+115%). Maggiore incremento nell'ultimo anno. L'Italia oltre confine ammonta a oltre 4,3 milioni di connazionali
Riccardo Venturi/Contrasto Italiani nel mondo: donna con la valigia in stazione

Italiani nel mondo: donna con la valigia in stazione

ROMA - "L'Italia oltre confine ammonta a oltre 4,3 milioni di connazionali. Nell'ultimo decennio il numero di cittadini che si sono trasferiti all'estero è più che raddoppiato, passando dai circa 50 mila del 2002 ai 106 mila del 2012 (+115%)". Così il Censis nel tradizionale rapporto sulla situazione sociale del Paese/2013.

"Ma è stato soprattutto nell'ultimo anno - si legge nel rapporto - che l'incremento si è accentuato (+28,8%). Nel 54,1% dei casi si è trattato di giovani con meno di 35 anni. Secondo un'indagine del Censis, circa 1.130.000 famiglie italiane (il 4,4% del totale) hanno avuto nel corso del 2013 uno o più componenti residenti all'estero. A questa quota si aggiunge un altro 1,4% di famiglie in cui uno o più membri sono in procinto di trasferirsi".

Chi se ne è andato, secondo il Censis, "lo ha fatto per cercare migliori opportunità di carriera e di crescita professionale (il 67,9%), per trovare lavoro (51,4%), per migliorare la propria qualità della vita (54,3%), per fare un'esperienza di tipo internazionale (43,2%), per lasciare un Paese in cui non si trovava più bene (26,5%), per vivere in piena libertà la propria vita sentimentale, senza essere vittima di pregiudizi o atteggiamenti discriminatori, come nel caso degli omosessuali (12%). Nel confronto con l'estero, per loro il difetto più intollerabile dell'Italia è l'assenza di meritocrazia, denunciata dal 54,9%, poi il clientelismo e la bassa qualità delle classi dirigenti (per il 44,1%), la scarsa qualità dei servizi (28,7%), la ridotta attenzione per i giovani (28,2%), lo sperpero di denaro pubblico (27,4%). (DIRE)

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