23 agosto 2024 ore: 15:12
Immigrazione

Ius scholae, Novara: “Chi nasce qui deve sentirsi come ogni altra persona”

L’analisi del pedagogista: “Ius soli o ius scholae sono entrambe valide proposte, anche perché in politica, a volte, bisogna trovare compromessi. Il punto è superare una legge basata sullo Ius Sanguinis. Nessun paese civile lo consente”
mani bambino a scuola

Sul dibattito sulla cittadinanza interviene con una nota Daniele Novara, direttore del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti. “Trovo davvero assurdo che bambini e bambine che sono nati in Italia, che frequentano le scuole e che parlano benissimo la nostra lingua – spiega Novara - , debbono aspettare fino a 18 anni per poi sperare, ribadisco sperare, di avere finalmente la cittadinanza. Chi nasce qui deve sentirsi come ogni altra persona, con i suoi diritti e i suoi doveri, non un ospite ma un cittadino a tutti gli effetti. Solo così potrà costruirsi un futuro in una logica di collaborazione, dove poter liberare le proprie risorse senza sentirsi un peso e senza la paura di essere improvvisamente respinto”.

“Nella mia città, Piacenza, il 42% degli alunni è di origine non italiana. Che senso ha continuare con l’equivoco di non considerarli cittadini italiani? È compito della politica rappresentare i bisogni della collettività, di un Paese moderno che necessita di fare chiarezza al più presto su questo punto fondamentale. I bambini e le bambine di oggi saranno i protagonisti del domani. Ius Soli o Ius Scholae sono entrambe valide proposte, anche perché in politica, a volte, bisogna trovare compromessi. Il punto è superare una legge basata sullo Ius Sanguinis. Nessun paese civile lo consente".

"Peraltro - prosegue Novara - l’Italia è la nazione con la maggior mescolanza genetica. Cosa si vuole proteggere con lo ius sanguinis? Ammesso che sia mai esistita una “pura italianità”, questa è già stata superata dalla storia. La scuola è senz'altro molto importante per acquisire una cittadinanza attiva e segmento scolastico più importante è la scuola dell'infanzia. Tra i 3 e i 6 anni si creano le basi psico-evolutive per costruire la capacità di stare con gli altri. Proprio per questo penso che sarebbe auspicabile che diventasse obbligatoria. E’ con la scuola che si costruisce la comunità ed è quindi necessario che con essa arrivi anche la piena cittadinanza in modo che si eviti di alimentare vissuti di estraneità, frustrazione, e impotenza che non sono utili a nessuno. Cambiamo questa legge davvero arcaica".

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news