Ius soli, “compromesso al ribasso”: si restringe la platea degli aventi diritto
ROMA – “Il testo sarà in aula lunedì: stavolta è davvero la volta buona. Abbiamo lavorato bene e credo proprio che porteremo a casa la nuova legge sulla cittadinanza”. Marilena Fabbri, deputata Pd e relatrice del testo di riforma della legge sulla cittadinanza 91/92 non nasconde il suo entusiasmo per l’intesa raggiunta con il Nuovo centro destra. Un accordo sul testo che permette così di spianare la strada all’approvazione definitiva della nuova legge per diventare italiani, dopo mesi di discussioni e strappi. E che si fonda, in particolare, su alcuni emendamenti che modificano l'impianto iniziale.
Ius soli: non basta la residenza legale, i genitori devono avere il permesso di soggiorno a tempo indeterminato.
Il cambiamento più importante introdotto nel testo è quello proposto da Ncd e riguarda il requisito del permesso di soggiorno Ce per lungo soggiornanti (ex carta di soggiorno) per i genitori dei bambini che nascono sul suolo italiano e che vogliono chiedere la cittadinanza, secondo il criterio dello ius soli. Il titolo di soggiorno è a tempo indeterminato che può essere richiesto solo da chi possiede un permesso di soggiorno in corso di validità da almeno 5 anni. Deve essere, inoltre, dimostrata la disponibilità di un reddito minimo non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale e la non pericolosità sociale del cittadino straniero per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato. “Nella prima stesura del testo avevo ipotizzato il requisito della residenza legale – spiega Fabbri – durante la discussione, invece, si è ritenuto che fosse più opportuno introdurre il permesso di soggiorno di lunga durata, di cui il genitore deve essere in possesso, o almeno aver fatto domanda, prima della nascita del figlio.
E’ chiaro che questo restringe la platea – continua Fabbri - ma si è ritenuto che il requisito garantisse maggiormente il rispetto del radicamento della famiglia sul territorio italiano e che si trattasse di una presenza più di prospettiva, visto che il permesso è a tempo indeterminato”. L’introduzione del requisito della carta di soggiorno è stata la chiave di volta per arrivare a un accordo di maggioranza sul testo e tentare di rasserenare l’opposizione, da sempre contraria all’idea dello ius soli, seppur temperato. “E’ chiaro che per noi è un compromesso al ribasso – aggiunge – Ma i compromessi sono sempre compromessi. E la valenza è la stessa anche per chi lo legge da destra e non avrebbe proprio voluto accettare l’idea dello ius soli. Siamo arrivati a far incontrare due posizioni radicalmente opposte, arrivando fino in fondo. Ora aspettiamo l'aula, ma siamo ottimisti sul buon esito del percorso”.
Novità anche per lo ius culturae: superamento con successo della scuola primaria e residenza legale dei genitori.
Al testo sono stati introdotti alcuni paletti in più anche per chi è nato in Italia da genitori non in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo, o per chi arriva entro il dodicesimo anno di età (cioè per i minori che non hanno diritto allo ius soli). Per loro, è previsto il cosiddetto “ius culturae”, cioè la frequenza di un ciclo scolastico di almeno cinque anni. Ma nel nuovo testo si richiede il superamento con successo della scuola primaria. Quindi, nel caso in cui il bambino nato in Italia o arrivato entro i 12 anni venga bocciato in quinta elementare per richiedere la cittadinanza, dovrà aspettare fino alla successiva promozione. “E’ un requisito previsto solo per la scuola primaria perché si ritiene che quella sia la scuola dell’alfabetizzazione – spiega ancora Fabbri – Per gli altri gradi non è previsto perché è chiaro che il livello di competenza linguistica è già più alto”. Non solo, ma per fare richiesta di cittadinanza, ottenuta secondo il criterio dello ius culturae, si dovrà dimostrare anche la residenza legale dei genitori.
La questione della retroattività.
- Oltre agli emendamenti già introdotti nel testo restano poi alcune questioni in sospeso su cui si dovrà discutere in aula. Un punto cruciale riguarda le modalità di applicazione della nuova legge, che determinano chi ne avrà diritto. Si dovrà decidere cioè sulla possibile retroattività del provvedimento. “Quello dei termini di applicazione della legge è un punto importante – aggiunge la relatrice – dovremo stabilire se il provvedimento si rivolgerà ai nati e gli arrivati in Italia al momento dell’entrata in vigore della nuova legge, o se si può ampliare anche a chi è nato o arrivato in Italia anni prima, e magari oggi è maggiorenne, ma possiede già i requisiti richiesti”. In quest’ultimo caso potrebbero usufruire della legge anche gli adulti che per il momento sono tagliati fuori dalla riforma. Un altro aspetto di cui si dibatterà in aula riguarda le persone con disabilità intellettiva oggi considerate incapaci di prestare giuramento e dunque di ottenere la cittadinanza.
Il no delle associazioni: la carta di soggiorno è discriminante.
Intanto è già polemica sugli emendamenti introdotti. Le associazioni che si occupano da sempre della tutela dei minori stranieri sono già sul piede di guerra. “E’ importante che si stia arrivando finalmente a introdurre una forma di ius soli nel nostro paese- sottolinea Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci, tra le principali associazioni promotrici della campagna l’Italia sono anch’io – ma vedendo l’esito della discussione riteniamo che sia mancato il coraggio di cogliere l’occasione di fare una legge che serviva al paese. E’ prevalsa la necessità di trovare un accordo interno alla maggioranza che impedirà a decine di migliaia di persone di diventare italiane anche se hanno già portato avanti un processo di integrazione sul territorio”.
Secondo Miraglia infatti il requisito della carta di soggiorno introduce un elemento di discriminazione pesante: “Per ottenere il permesso di soggiorno di lungo periodo non basta la residenza ma è necessario anche il requisito del reddito. Quindi le famiglie straniere in difficoltà economica verranno discriminate sulla base della loro condizione – spiega - . L’altro tema è quello della naturalizzazione degli adulti di cui la riforma non si occupa lasciando tutto così com’è oggi. Il ministero dell’Interno ha più volte dichiarato che non è in grado di far fronte alle tante domande che arrivano, questa era un’occasione per affrontare anche questo tema, ma è stata sprecata”. (ec)