Ius soli della discordia: “Si diventerà italiani in base al reddito dei genitori”
- ROMA – “Dopo anni di attesa non ci saremmo mai aspettati una legge che lega il diritto di un bambino a diventare italiano al reddito dei genitori. E’ ingiusto, inopportuno, discriminante”. E’ duro il commento delle associazioni che si occupano della tutela dei minori stranieri, nato o cresciuti in Italia, sul testo di riforma della legge sulla cittadinanza, licenziato mercoledì sera dalla Commissione affari costituzionali. Non piace, in particolare, il requisito della carta di soggiorno (permesso di soggiorno Ue per lungo soggiornanti): “un paletto determinante” che delude chi da anni attendeva l’ introduzione anche in Italia di una forma di ius soli temperato. Secondo l’accordo raggiunto dalla maggioranza (Pd e Ncd) infatti potranno essere considerati cittadini italiani alla nascita (ius soli) soltanto i figli degli stranieri che hanno un permesso a tempo indeterminato. Ma per ottenerlo la famiglia deve poter dimostrare di avere un reddito minimo non inferiore all’assegno sociale annuo.
Asgi: pericoloso introdurre una definizione di cittadino basata sul reddito della famiglia. “L’introduzione del permesso Ue per lungo soggiornanti di fatto distingue i bambini in grado di ottenere la cittadinanza in base alla capacità economica delle loro famiglie – sottolinea Giulia Perin, avvocata di Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) -. Secondo noi si tratta di un principio sbagliato, inopportuno e discriminante, perché introduce un criterio censitario come metro per valutare il grado di integrazione di una famiglia. Vengono tagliate fuori quelle persone regolari che però in questo momento stanno attraversando delle difficoltà economiche. Riteniamo pericoloso – aggiunge – introdurre una definizione di cittadino legata al reddito”. Non solo, ma non sempre chi ha i requisiti per ottenere il permesso a tempo indeterminato riesce ad ottenerlo: “Purtroppo quando colleghiamo un diritto al fatto di avere un documento rilasciato a livello nazionale si va incontro a situazioni diverse – aggiunge Perin – molto spesso dipende dalla discrezionalià del singolo ufficio. Non c’è una prassi omogenea a livello nazionale per il rilascio del permesso Ue, dipende dalla capacità della singola questura ad applicare la legge”. Nel testo unificato, però, questa difficoltà è in parte arginata: “non si dice che il genitore debba esserne già in possesso, ma che deve aver fatto la domanda per il rilascio. Questo potrà almeno in parte risolvere la questione delle lungaggini burocratiche”.
Rete G2: “Ci aspettavamo una legge inclusiva, sono stati aggiunti solo ostacoli". “Noi avremmo preferito una legge che fosse in grado di risolvere l’annosa questione della cittadinanza e permettesse il più ampio accesso possibile. – spiega Mohamed Tailmoun, portavoce della Rete G2, che rappresenta i ragazzi nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri – Si deve partire dal presupposto che se stiamo parlando di minori, l’atto di cittadinanza è il punto di partenza su cui ragionare per il suo futuro da cittadino. Non può essere una valutazione fatta solo sul percorso dei genitori”. Anche per la Rete delle seconde generazioni la carta di soggiorno è un ostacolo molto grande “si tratta di un documento difficile da ottenere, solo il dieci per cento degli aventi diritto riesce ad averlo realmente – aggiunge Tailmoun -Spesso la decisione sul rilascio è discrezionale, anche quando ci sono tutti i requisiti, non è di certo automatico”. Secondo le modifiche apportare al testo di riforma, inoltre, se per il riconoscimento della cittadinanza alla nascita è necessario che uno dei due genitori abbia la carta di soggiorno, nel caso in cui si richieda di legarla al percorso scolastico del minore (ius culturae) è necessaria la residenza legale dei genitori. “Questi non sono criteri chiari e univoci sul grado di integrazione di una famiglia – aggiunge -mettono solo un ostacolo in più nel riconoscimento di un diritto”.
Lunedì il testo all'esame dell'aula. La rete G2 spera ancora che durante l’esame alla Camera, che dovrebbe iniziare già lunedì prossimo, si possa intervenire su questi aspetti. “Ci preme anche che sia posta chiaramente la retroattività della legge – continua Tailmoun – cosicché possa rientrarvi anche chi oggi quei requisiti li ha già. Speriamo, invece, che non si introducano altri criteri per limitare ancora di più l’accesso. La carta di soggiorno è un criterio duro e butta fuori una platea amplissima di persone. Quando abbiamo immaginato il percorso della riforma, di certo non pensavamo che il risultato fosse questo. Ci auguriamo, per il bene di tutti che si possa ancora fare qualcosa”. (ec)