Jobs Act, associazioni chiedono "misure per i ragazzi che provengono dalle case famiglia”
ROMA – Nei decreti attuativi del Jobs Act siano previste misure specifiche e dedicate per promuovere l'inserimento lavorativo e l'accompagnamento verso l'autonomia dei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, destinatari di provvedimenti di allontanamento dalla famiglia d'origine o per altra ragione provenienti da percorsi d'accoglienza, comunità di tipo familiare o famiglie affidatarie. Lo chiedono le associazioni Terra dei Piccoli, Domus de Luna e Agevolando, in una nota.
Sono circa 3200 i neomaggiorenni che ogni anno escono dai percorsi di accoglienza, case famiglia e famiglie affidatarie, di cui almeno duemila non rientrano nella famiglia d'origine. “Questo significa che ogni anno duemila giovani particolarmente vulnerabili perché vittime di abusi, maltrattamenti, violenze familiari, inadeguatezza comprovata dei genitori, al raggiungimento della maggiore età, vengono lasciati completamente soli ed esposti al rischio di marginalizzazione e povertà – spiegano -.Una situazione che in assenza di interventi specifici alimenta il circolo vizioso della marginalizzazione e vanifica gli effetti dell'investimento sostenuto dallo Stato per promuovere la crescita individuale di ciascun bambino e adolescente senza o fuori famiglia”.Il parere favorevole delle Commissioni, secondo Terra dei Piccoli, Domus de Luna e Agevolando (che si esprimono anche in rappresentanza del gruppo #5buoneragioni), sana una ingiusta disuguaglianza di trattamento.
“Stilando una classifica negativa di opportunità di ingresso nel mercato regolare del lavoro, agli ultimi posti si trovano proprio i giovani fuori dalla famiglia che al compimento del 18esimo compleanno escono dal sistema di protezione all’infanzia perché privi di una “rete” familiare e spesso di carenti competenze scolastiche a causa del tempo dedicato al superamento di devastanti traumi psicologici – aggiungono -. Le Commissioni Lavoro della Camera e del Senato con i pareri presentati al Governo che recepiscono inoltre le indicazioni della Senatrice Silvana Amati scelgono di valorizzare maggiormente il prezioso patrimonio dei giovani “fuori famiglia” che secondo le Associazioni anche sotto il profilo puramente economico è capace di produrre ritorni nel corso dei prossimi 10 anni pari a 150 milioni di euro derivanti da reddito da lavoro e da minori interventi assistenziali diretti e indiretti. Attendiamo fiduciosi che il ministro del Lavoro, all’interno dei decreti attuativi del Jobs Act contribuisca a ridare un futuro a questi ragazzi e non abbandoni il percorso positivo tracciato dalle Commissioni”, oggi conclude la nota.