Jovanotti sostiene Giovanni. Che chiede assistenza 24 ore al giorno, ma ne ha meno di 7
ROMA – Jovanotti presta la notorietà del proprio nome e della propria voce alla casa della grave disabilità e della non autosufficienza: e lo fa sostenendo l’appello di un giovane tetraplegico e di tanti che, come lui, avrebbero bisogno di assistenza 24 ore al giorno, ma per motivi burocratici ed economici, non riescono ad ottenerla.
“Seguendo i percorsi della vita sono diventato amico di Giovanni, un ragazzino siciliano che adesso è un ragazzo adulto, che vedevo sempre ai miei concerti in Sicilia – racconta Jovanotti sulla sua pagina - Giovanni è tetraplegico, la sua situazione è difficilissima ma questo non gli impedisce, come a volte capita nei casi come il suo, di avere una forza vitale che ti lascia ammirato e ispirato. Giovanni ha bisogno, per vivere, di assistenza 24 ore al giorno, h24”.
La condizione di Giovanni, però, è quella di tanti altri “alle prese con una gravissima disabilità in Italia, dove il sistema sociale teoricamente dovrebbe offrire sostegno vero, e non come un fatto di carità ma perché è un diritto sancito dalla nostra costituzione repubblicana nei suoi punti fondamentali, perché non è che possiamo darci delle arie da luogo evoluto se non si è nelle condizioni di assistere le persone per davvero”, scrive Jovanotti nel suo linguaggio semplice. “È difficile, mi rendo conto, servono risorse e ancora di più serve indirizzarle bene, con accortezza, ma è una questione di diritto e di dovere quella di sostenere le persone con disabilità in tutti i modi possibili”.
Così il cantante ha deciso di mettere a frutto la propria notorietà e l’elevato numero di suoi “seguaci” per condividere la storia e la battaglia di Giovanni Cupidi e di tanti come lui: il link alla petizione, pubblicata da Giovanni su Change.org per chiedere aiuto.
38 anni, siciliano, Giovanni ha una grave tetraplegia da quando di anni ne aveva 13. “Fino a metà gennaio 2015 – racconta - ho usufruito di un progetto di assistenza domiciliare in H16 con operatori qualificati OSA/OSS, in regime di part time, della durata di 12 mesi, del costo annuale di circa 50.000 euro. Progetto interrotto e rifinanziato più volte da parte dell’assessorato regionale della Famiglia e delle Politiche sociali”.
Tra tagli e risparmi, il servizio è stato più volte interrotto e ripreso: e Giovanni racconta per filo e per segno la sua battaglia, perché fosse mantenuto e incrementato (visto il peggioramento delle sue condizioni di salute) ciò di cui non poteva fare a meno. Finché “il comune ha effettivamente redatto ed inviato in assessorato un progetto individualizzato in H24, della durata di 12 mesi, rispondente alle mie esigenze”. Ma la Regione deve risparmiare, così chiede al comune di “rimodulare il progetto in H24 con un tetto di spesa massimo di 50.000 euro”, che poi diventato, con una successiva richiesta, 20 mila.
Finalmente, “nel dicembre 2015 l’assessorato invia il decreto di attuazione di tale provvedimento, messo in opera dal mio Comune a fine gennaio 2016, per un totale massimo di 30 ore settimanali, esclusi domenica e festivi”. Poco, troppo poco rispetto a ciò che Giovanni chiedeva. Attualmente, “le uniche forme di assistenza attive sono il progetto che mi assegna 30 ore settimanali (domeniche e festivi esclusi) e le 4 ore settimanali del fondo non autosufficienza 2013 (domeniche e festivi esclusi), per una copertura quindi di sole 34 ore settimanali, a fronte della necessità di 24 ore al giorno!!!”.
Una situazione insostenibile per Giovanni, che non può e non vuole pesare sulla propria famiglia e chiede quindi di riavere almeno le sue 16 ore giornaliere di assistenza, ribadendo però quanto gli sia “indispensabile la redazione e l’attivazione di un progetto di assistenza domiciliare in H24”. E commenta sdegnato: “Questo è ciò che si passa per vedere riconosciuti i propri diritti senza peraltro riuscirci in pieno quando ad amministrare vi sono miopi tecnocrati!”.
Il suo appello, che dà voce a tante situazioni come la sua, ha avuto finora oltre 20 mila adesioni. Merito, forse, anche della fama del suo “testimonial”, che ricorda: “Giovanni non è solo in questa battaglia: sono tante le persone che aspettano risposta. Ma io conosco lui, e attraverso di lui sollevo la cosa, senza puntare il dito contro nessuno in particolare, perché non ho ancora capito chi deve dare una risposta, se un assessore regionale, il governo centrale, un funzionario locale. Non lo so, ma chiedo a qualcuno delle istituzioni di dare delle risposte a Giovanni: anche negative, ma non il silenzio”. (cl)