L’Algeria: un paese di transito, di immigrazione e di emigrazione
ROMA - “Nello scenario di un Mediterraneo solcato da centinaia di migliaia di persone in fuga, l’Algeria non rappresenta per l’Italia e per l’Ue una priorità o una ragione di preoccupazione. Le scelte della politica ancora una volta dimostrano i loro limiti, rimanendo sorde alle sofferenze dei tantissimi migranti forzati bloccati in Algeria, che vivono in condizioni disumane”. La denuncia arriva dal dossier di Caritas Italiana “Algeria/Purgatorio dimenticato. Fra i drammi e i sogni dei migranti che fuggono”. Nell’anno in cui vede la luce il nuovo Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, Caritas sceglie di concentrare la sua attenzione sull’Algeria: Paese di transito, di immigrazione e di emigrazione.
Algeria, Paese di transito. Lo Stato africano, considerata la sua posizione, è soprattutto territorio di transito, crocevia di migranti sub-sahariani, che arrivano lì dopo un cammino di migliaia di chilometri fatti a piedi. Ma attraversare l’Algeria è tutt’altro che semplice: immense zone desertiche, temperature estreme e forti escursioni termiche. Poi, c’è la rete dei passeurs, “i contrabbandieri di vite, che si sono moltiplicati come l’aumento dei controlli alle frontiere. Infine, ci sono le misure repressive di controllo, fermo e respingimento messe in atto dalle istituzioni locali per “regolare” i flussi migratori. “Secondo le testimonianze raccolte da ong e associazioni, i migranti in Algeria vivono in condizioni che offendono la dignità umana, vittime di continue umiliazioni e soprusi. Gli arresti e le repressioni sono all’ordine del giorno. In particolare, dal primo dicembre 2016 è in corso una retata contro gli immigrati africani nei quartieri di Algeri, che vengono deportati via camion a 2 mila chilometri di distanza, al confine con il Niger, per poi essere espulsi. Al momento si tratta di 1.400 persone provenienti da Nigeria, Niger, Liberia, Camerun, Mali e Guinea”.
Algeria, Paese di immigrazione. Crocevia di migrazioni, ma, come spiega il rapporto, il forte bisogno di manodopera fa sì l’Algeria rappresenti anche un importante Paese di destinazione, complici i conflitti in Sierra Leone, Liberia e Costa d’Avorio (quest’ultima meta tradizionale delle migrazioni sud-sud in cerca di lavoro) e l’inasprimento delle misure di controllo d’entrata nei Paesi europei: “Nell’immaginario migratorio l’Algeria figura come uno Stato ricco della regione nordafricana”. Si tratta per lo più di forza lavoro a basso costo, spesso stigmatizzata e in situazione irregolare, costretta a impieghi faticosi e mal pagati nell’edilizia, nell’agricoltura, nella ristorazione, nei servizi alberghieri, nella sfera domestica. Secondo l’Iom, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, in Algeria ci sono 242 mila migranti regolari (dati al 2015), lo 0,61 per cento della popolazione nazionale: la maggioranza proviene da Sahara occidentale, Somalia, Iraq e Siria: “Sono cifre quasi irrisorie rispetto al numero reale di migranti irregolari presenti sul territorio algerino, dei quali risulta molto difficile fare una stima complessiva”.
Algeria, Paese di emigrazione. Con i suoi quasi 2 milioni di cittadini all’estero, l’Algeria è un importante Paese di emigrazione verso l’Europa, soprattutto verso la Francia: basti pensare che il trasferimento di fondi in patria degli emigrati algerini rappresenta circa un punto del Pil nazionale (2 miliardi di dollari nel 2015). Tra gli algerini emigranti, detti “harraga”, alcuni scelgono di approdare in Spagna, altri in Italia, in Sardegna. Si viaggia via mare, per oltre cento miglia nautiche, dalle 13 alle 20 ore di navigazione: la partenza generalmente è tra le 11 di sera e le 4 del mattino: un po’ di soldi in euro, se possibile, datteri per diversi giorni, taniche di carburante e, per i più organizzati, giubbotti di salvataggio e remi. “Nonostante le migrazioni dall’Algeria alla Francia risalgano ormai a vecchia data, gli algerini costituiscono la prima nazionalità delle persone intercettate e detenute nei Centri di permanenza, in attesa di espulsione”.
Le partenze verso la Sardegna. Secondo quanto riportato dal quotidiano algerino “Echourouk”, il fenomeno delle partenze illegali dei migranti algerini verso le coste della Sardegna è tornato a livello di 10 anni fa: nel 2016 i migranti intercettati dalle forze di sicurezza italiane prima del loro sbardo sull’isola sono stati 1200. “Dopo una lunga interruzione andata avanti per almeno 7 anni, il numero dei migranti fermati solo scorso anno dall’Algeria è tornato a essere elevato: si contano 26 carrette del mare bloccate nel 2016”. Dopo l’inasprimento dei controlli in Libia, infatti, la rotta si starebbe spostando a ovest: solo nell’ultimo giorno del 2016 sono arrivate sull’isola sarda tre imbarcazioni con 46 migranti algerini a bordo, e la maggioranza degli arrivi si è concentrata nell’area del Sulcis. Piccoli numeri, lontano dai riflettori, che cominciano però a preoccupare: “A differenza di chi arriva nei porti siciliani, dopo essere stato intercettato al largo della Libia e preso a bordo delle navi della finanza – spiegano al Viminale –, nel sud della Sardegna i migranti continuano a sbarcare soli”. (Ambra Notari)