L’autismo visto da vicino: un bambino e la sua famiglia “adottati” per un giorno
BOLOGNA – Una provocazione, ma soprattutto un insegnamento, un modo, forse l’unico, per far comprendere l’autismo a chi non lo ha in casa. “Genitori per un giorno” è l’iniziativa promossa a Bologna dall’Angsa (associazione Genitori di soggetti autistici), che prenderà il via il 4 ottobre prossimo, con l’adozione di Diego, un bambino di otto anni. Adozione, sì, perché l’invito dell’Angsa, lanciato ai consiglieri comunali lo scorso luglio durante un’audizione, è a trascorrere un giorno intero con un bambino autistico e la sua famiglia, per comprendere le difficoltà che queste famiglie affrontano ogni giorno per rispondere alle tante esigenze dei loro figli “speciali”.
La giornata si svolge nelle routine di un sabato qualunque. “Il genitore per un giorno” accompagna la famiglia, dalle dieci del mattino alle cinque del pomeriggio, nelle faccende quotidiane. Recandosi a far spese, andando ai giardinetti, cucinando, pranzando e così fino alla sera. Potrebbe sembrare una provocazione, in parte lo è: ma l'invito è molto serio ed ha precise finalità, prima fra tutte far conoscere, tramite l'esperienza diretta, cosa comporti vivere con l'autismo.
box L'evento si ispira ad un'iniziativa simile lanciata da un'associazione di non vedenti, che ha coinvolto il calciatore David Beckam, facendogli giocare una partita bendato con giocatori non vedenti. Lo scopo principale è di portare all'attenzione delle istituzioni e dei cittadini la complessità dell’autismo e l’inadeguatezza dei servizi offerti. Le difficoltà sono moltissime, di ordine sociale, sanitario e scolastico. La carenza di servizi specializzati e di supporti continuativi, gli unici a poter garantire risultati, sono scarsi o non appropriati. Le conseguenze sono molte e si ripercuotono, oltre che sulle fatiche emotive, anche sulle economie delle famiglie, che spesso si impoveriscono, aggiungendo difficoltà e dolore a difficoltà e dolore.
Anche la scienza medica conosce poco l'autismo, ma alcune certezze si sono conquistate: come quella per cui autistici si nasce, non si diventa, come si è invece creduto per lungo tempo. Non si guarisce, ma si sono individuate terapie appropriate, che possono migliorare la situazione, o almeno non farla degenerare. Le cure per avere validità devono essere costanti, continue e svolte da personale altamente formato. In Italia ci sono alcune regioni che garantiscono le cure necessarie o almeno la parziale copertura dei costi. Ci sono però altre regioni, in cui si praticano metodi desueti e terapie inefficaci, non riconosciute sul piano medico. Bologna non garantisce le più adeguate cure e molti costi gravano sulle spalle delle famiglie, che spendono fino a 1000 euro al mese: è questo un altro aspetto che l’iniziativa intende evidenziare. Dopo l’adozione di Diego, l’iniziativa proseguirà con altri “genitori e figli per un giorno”. (Laura Branca)