15 settembre 2014 ore: 13:11
Giustizia

L'economia dei beni confiscati vale 5 milioni di euro

Lo dice don Ciotti intervenendo al convegno "Lavoro e legalità" della Fiom a Milano. Chi va tutelato sono i "morti vivi", coloro che non possono lavorare a causa della mafia
Campo di grano, bene confiscato, agricoltura, ambiente

MILANO - Cinque milioni di fatturato, mille posti di lavoro prodotti e 8 mila giovani (record assoluto) che hanno trascorso parte delle vacanze nei centri estivi. Ecco tradotto in cifre lo sforzo delle associazioni antimafia italiane. Lo dice don Luigi Ciotti, presidente di Libera, invitato al convegno della Fiom "Lavoro e legalità", in programma a Milano al Palazzo delle Stelline.

Don Luigi Ciotti sottolinea con forza "le positività" del mondo antimafia, senza dimenticare che il nemico di questa guerra si batte solo attraverso il "noi". Don Ciotti, dopo le minacce che il boss di Cosa Nostra Totó Riina gli ha rivolto dal carcere di Opera la scorsa settimana, ribadisce l'importanza del collettivo, piuttosto che del singolo. È questo lo spirito che domina l'idea delle cooperative e che ha Libera. Don Ciotti ne approfitta per una frecciata ai media: " Non è vero che siamo una multinazionale, che possediamo le cooperative. Sono autonome camminano con le,loro gambe, noi aiutiamo solo a lanciarle".

Don Luigi Ciotti poi si rivolge alle vittime. Non solo le oltre 3500 uccise dalla mafia, ma soprattutto "i morti vivi", come li chiama don Ciotti, l'insieme di chi non riesce a vivere per colpa della mafia. "Racket, usura e altri giochi criminali colpiscono le aziende oneste che a quei giochi non partecipano", dice. E qui un nuovo aspetto della lotta alla mafia durante la crisi: la tutela dei posti di lavoro. Le aziende infiltrate o controllate dalle mafie ammazzano il mercato: "In Italia i suicidi sono aumentati del 12% e lo si fa per la perdita del lavoro", aggiunge. (lb)

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