L'Epifania dei popoli, "formiamo una sola famiglia umana"
PALERMO - Preghiera, canti e danze in abiti tradizionali per la celebrazione dell'Epifania dei popoli, a cui interverranno le comunità straniere presenti nel territorio, domani 6 gennaio alle ore 11 nella Cattedrale di Palermo, accolte dall’arcivescovo Corrado Lorefice per un momento di raccoglimento e di fede. L'evento è promosso e organizzato dall'ufficio per la pastorale delle migrazioni guidato da padre Sergio Natoli. Per l'occasione sono stati invitati anche alcuni rappresentanti di altre fedi religiose, in un desiderio di condivisione e di pace.
"In questo modo formiamo una sola famiglia umana, una sola famiglia di figli di Dio - afferma padre Natoli -. Molti di loro, dopo aver sperimentato sulla propria pelle cosa significhi emigrare, oggi si pongono in un atteggiamento di accoglienza. Pur senza misconoscere le problematiche e, spesso, i drammi e le tragedie delle migrazioni, come pure le difficoltà connesse all’accoglienza dignitosa di queste persone, la nostra chiesa incoraggia a riconoscere il disegno di Dio anche in questo fenomeno, con la certezza che nessuno è straniero nella comunità cristiana. Anche la silenziosa presenza di molte religiose, provenienti da altre parti del mondo, al servizio dei più deboli, arricchisce ed abbellisce questa assemblea. I bambini, infine, saranno il simbolo della pace rappresentata dalla bianca colomba che sarà deposta ai piedi del 'Principe della Pace' ”.
La celebrazione vuole essere anche un momento di festa religiosa con un'impronta internazionale che punta a valorizzare ogni persona nella sua tradizione e cultura. "Siamo profondamente vicini a tutti gli immigrati che arrivano da noi. Il nostro cuore si rattrista specialmente quando ascoltiamo le loro storie e le ragioni della fuga di tanti di oro - continua padre Natoli -. Sempre più frequentemente vediamo gruppetti di giovani in giro per la città. Fino allo scorso novembre ne erano arrivati 22 mila. Di questi il 41% vivono in strutture della nostra Isola. La loro vulnerabilità è alta. La loro voce nei consessi internazionali non è ascoltata, non conta nulla. Il Santo Padre Francesco ci sollecita a prenderci cura dei minori perché sono i più indifesi. Ad ogni sbarco c’è una corsa alla solidarietà per fornire loro vestiti, scarpe e beni di prima necessità - aggiunge ancora p. Natoli -. E’ tutto un fermento tra le comunità cristiane ma anche tra tanti uomini e donne di buona volontà, per rendere la vita dei richiedenti asilo un po’ più serena di quella che hanno lasciato". (set)